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UNA VISITA AL CONVENTO 43 i:uzioni cne si potesse avere due calici per luogo cori la sola ~oppa d'argento. E circa le cose della chiesa si fondavano sopra le dichia– razioni di Nicolò III, il quale dice che non è lecito ai Frati Minori di avere vasi preziosi nè figure curiose che molto costino; tutte 1e cose però monde e semplici e di poco valore. Nè volevano nei paramenti, pianete ed altri panni sacri, che vi fossero broccati, seta ed altre preziosità; ma di panno semplice, senza oro e argento. E nel nostro luogo di Roma durò parecchi anr:i che il pallio dell'al– tare era ura stoia. Delle quali tutte cose i secolari rnirabilmènte si edificavano. E ,quando che hanno visto che i C.appuccini hanno incominciato a far le chiese belle, e ricevere figure di gran prezzo, quantunque si sia fatto dai frati .a buon fine', per conto delle eresie, nondimeno •quei che per prima erano informati .della nostra semplicità, non poco ne sono restati ammirati (IV, 24). ABBIAMO PUR UN POCO DI CELLÀ Le celle in lunghezza e larghezza non passino nove palmi, in altezza dieci ; le porte alte sette palmi e larghe due e mezzo ; Je finestre alte due e mezzo, larghe uno e mezzo; l'andito del dormi~ torio largo sei palmi. E cosi le altre officine siano piccole, umili, povere, abiette e basse, acciocchè ogni cosa predichi umiltà, po– vertà e disprezzo del mondo (C, 74). ,Perchè la volontaria povertà niente ha ed è ricca di tutto e felice e non teme nè desidera nè può perdere cosa alcuna, avendo posto il suo tesoro in luogo sicuro, però per torre via realmente e in verità le radici deìle occasioni di ogni proprietà, si ordina che nessun frate abbia chiave di cella, cassa, scabello o altra cosa, ec– cetto gli officiali per conservare quelle cose che hanno a dispen– sare per la comunità dei frati, siccome è giusto e razionabile (C, 86). E quando incominciammo avere delle celle, ci pàrve di risusci'– tare da morte a vita ; e con grande allegrezza dicevamo : « Ringra'– ziato sia il nostro Signore Iddio, abbiamo pur un poco di cella, che

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