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LA BELLA E SANTA RIFORMA tiche e sono secondo la sànta povertà>>. Della qual cosa tanto si rallegrava, che quando ne sentiva parlare, pareva che tutto si ri– solvesse in amore (III, I34). Raniero dal Borgo S. Sepolcro non mancava d'affaticarsi quanto poteva ; imperocchè essendo i frati in quel tempo senza luoghi, pigliarono di molti loghetti e con le proprie fatiche i pove– rini li facevano. Il servo di Dio Fra Raniero fedelissimamente vi si affaticò e gli diede Dio la benedizione in quelle mani che tutte le cose faceva tanto pulitamente e tanto bene che dai nostri Padri era mandato qùasi in tutti i luoghi che nella provincia si fabbri– cavano. Il giorno sj affaticava e la notte la maggior parte la spende– va in sante orazioni. E molte volte fu dal nostro Signore Dio visi– tato (III, 490). OGNI COSA GRIDAVA SPIRITO I luoghi che per loro si edificavano erano tanto bassi che un uomo grande arrivava con la mano quasi sul tetto. E questo face– vano per conformarsi a quei luoghi che. prese il nostro Padre S. Francesco, i quali insino a oggi si vedono. Tutti a piana terra e le celle piccole fatte di vimini e di loto, e poveramente coperti, riei quali tanto si gloriavano i poveri Cappuccini, ritrovandosi in quella povertà, che pareva loro che ogni cosa gridasse spirito e de– vozione (IV, I75). I luoghi si fabbricavano con ogni semplicità, piccolini e con pic– cole stanzette intessute di vimini e vil materia. E in quel principio quasi tutti erano fatti a pian terreno; ma poi avvedendosi i frati che a fabbricarli a quella foggia era cagione di molte infermità per l'umidezza e altre cattive qualità che tenevano, talchè spesso qualche frate ne rimaneva attratto pieno di doglie o gravemente offeso da infermità incurabile ; però furono di parere - eziandio di quei primi e stimolati frati - che si fabbricasse in alto a solaro, e che le celle fossero fatte con le pietre cotte a coltello e col geso, o con altra tenace materia, facendosi dal capitolo generale un mo– dello come avevano ad essere e di chè grandezza le celle, le :finestre, le porte e tutte le altre officine dei frati (I, 255).

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