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RINASCITA FRANCESCANA TENDERE ALLA PERFEZIONE E dicendo io a Frate Antonio Corso: « Volesse Dio che noi an– dassimo al purgatorio; saremmo sicuri che le pene avrebbero I fine ; ed io in quanto per me ci vorrei andare ». Rispose il santo uomo: « Non già io e ci vo fare quanto posso per non ci andare. Chè cosa è desiderare :] purgatorio altro che una negligenza, cu– randosi poco della perfezione? Il male abito che noi abbiamo preso fa che poco ci curiamo dei peccati veniali, ci fa star sempre in pericolo grande di non rovinare nel peccato mortale. Bisogna guardarsi dai peccati veniali, tenerne gran conto e porre ogni stu– dio a liberarsene. Questi ci obbligano al purgatorio. Ma guardarsi da essi per non andare al purgatorio sarebbe poco. '.M:a il caso sta che noi non ci vogliamo fare violenza delle nostre negligenze che tanto ci nocciono, che ci tengono sempre tiepidi, nè mai siamo nelle mani di Dio disposti che possa far di noi tutto quello che gli piace, e ci impediscono la perfezione. Arricchi il mondo e il cielo la mortificazione del Padre S. Fran– cesco per la quale venne a tanto lume che a guisa d'un sole fa lu– me a tutto il mondo. La vita sua esemplare e della sua santa Reli– gione mai il Signore l'avrebbe condotto a tanta altezza di perfe– zione, se non si fosse cosi affaticato a mortificare se stesso. Gran danno riceviamo dunque per noi e per altri che da noi sarebbero illuminati, il non volerci un poco affaticare. E dall'altro lato voi non sapete quello che importano le pene del purgatorio. Noi siamo obbligati a tendere alla perfezione; la perfezione ci libera ancora dalle pene del purgatorio, quantunque non dobbiamo far bene per fuggire le pene, ma per amor di Dio» (III, 253). ESERCIZIO CONTINUO DELL'AMOR DI DIO Il fine della vita religiosa non è altro che un esercizio continuo dell'amor di Dio (III, 57).

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