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300 LA BELLA E SANTA RIFORMA altri condotti innanzi a magistrati, come gente sospetta e infame, e posti insino al tormento della fune, quali poi spogliandoli, fu– rono trovati sotto ai panni di quei poverini i cilici asprissimi, e così fu perdonato loro quei tratti di corda, che per avere, stavano già apparecchiati e contenti ; altri tenuti alla stretta per farli morir di fame ed essere poi alla fine miracolosamente da Dio liberati; altri spogliati nudi e tolto loro, non solo il pane e quello che avevano, ma anche privi delle vestimenta proprie. Alcuni tenuti legati agli alberi tutto il giorno all'ardore del sole, ve– nuta poi la notte e abbassatasi alquanto la crudeltà di quegli empi, erano lasciati gire al loro viaggio ; alcuni nelle carceri oscurissime posti, per molti e molti giorni, per far loro deporre un tal abito. Alcuni avuto la caccia dietro dal furor dei popoli, gridando ognuno che quelli erano malfattori e degni di morire, appena camparono la vita con la forza del fuggire, atterriti da tanta rabbia. Basta, per conchiudere questo parlare, non fu sorte alcuna di tribolazione che quei poveri non patissero. E molte volte fu– rono di quelli che andarono a rischio di essere morti con la furia dei sassi e con le armi e spade ignude, sino alla gola. Vi so dire che il demonio aveva allentata la briglia alla rabbia sua, per di– sfocarla in quei buoni servi di Dio, ed essi più che mai pazienti e allegri se ne stavano. Quando poscia tornavano al luogo, ne fa– cevano festa grandissima con gli altri loro fratelli, del guadagno fatto in quel viaggio (I, 371). A GUISA DI SCOGLI FERMISSIMI Questi affanni e di simili pativano a quella stagione i poveri frati in ogni lato. Nondimeno quei buoni frati, costanti e saldi camminando per la strada della perfezione, a guisa di scogli fer– missimi, facevano resistenza ai gravi colpi del turbato mare, allegri nelle tribolazioni e persecuzioni, quali chiamavano gigli e rose, anzi pietre preziosissime e ricchissime (I, 374).