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IL CHIOSTRO E LA STRADA 2 99 tunque molti sassi gli cogliessero in capo, nondimeno mai gli fe– cero mal nessuno. Andava il santo vecchio con viso tutto alle– gro, ricordandosi dello scherno che pati il nostro Signore Gesù Cristo per nostro amore, e senza mai mostrare un minimo atto d'impazienza, accompagnato da quella gran turba, se ne andò al duomo della città, e entrando in chiesa, con umiltà si buttarono dinanzi al santissimo sacramento. E avvedendosi quella turba, che con tanta devozione stavano genuflessi, tutti si ritirarono. E perseverando loro in orazione e raccomandandosi a Dio, se ne stavano quivi perseverantemente, aspettando che il Signore Dio provvedesse loro di poter albergar in qualche lato e incomin– ciar a predicare (III, 93). LA CACCIA COI SASSI Patirono molti scherni e battiture, insino a dar loro la caccia coi sassi, non mancando nel mondo genti che facevano effetti tali, ed i poverelli se la passavano con gran pazienza, anzi con allegrezza inestimabile. Non mancarono eziandio i tiepidi di es– sere a quei Padri in molte cose contrari e mostrarsi loro capitali nemici ; quando non potevano biasimarli in altro, dicevano che erano pazzi, e che però come pazzi, si dovevano levar via, e nella Chiesa Santa non tenere questo obbrobrio e viltà, essendo gente insensata e così inutile (I, 278). LA PIÙ VILE E FALLITA GENTE Poichè siamo giunti a questo passo, non voglio lasciar di dire ,- con brevità però - come i poveri frati, non solo in Ca– labria, ma in altri lati ancora di quelle bande, e non solo da qualche Religioso, ma eziandio da secolari e genti del mondo, erano di– spregiati, confusi e tenuti in prezzo tale come fossero la spaz– zatura di una casa assai ben sordida, fossero - dico - la più vile e fallita gente del mondo, il vituperio proprio, la feccia - con riverenza parlando - e la bruttura della gente umana. O quanti poveri frati, a guisa dei ladroni, erano maltrattati e afflitti ; altri per spioni imprigionati per dar loro la morte ;

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