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ARALDI DEL VANGELO 269 stoli e altri santi predicatori infocati del divino amore, anzi ad esempio di esso nostro dolcissimo Salvatore, predichino : Paeni– tentiam agite, appropinquavit enim regnum coelorum. E secondo che il nostro Padre Serafico nella Regola ci ammonisce : Annun– tient vitia et virtutes, poenam .et gloriam, cum brevitate sermonis (C, rr8). Predicavano i Cappuccini in quel tempo i comandamenti di Dio, l'Evangelio e la Scrittura sacra; riprendendo asprissima– mente i vizi, esaltavano e magnificavano le sante virtù. E questo <lette grande stupore a tutta la cristianità, perchè era un predicar nuovo, e con tanto fervore che infocavano ognuno. Imperocchè in quel tempo .non si predicava se non le questioni di Scoto e di S. Tommaso ; e nel principio sempre recitavano un sogno, di– cendo: « Questa notte mi pareva)), ecc. Predicavano la filosofia, le favole di Esopo. E sempre all'ultimo cantavano alcuni versi del Petrarca o dell'Ariosto. Nè mai si nominava l'Evangelio e la Scrittura sacra. In guisa che, uscendo i Cappuccini con questo predicar la Scrittura con fervore, bisognò che tutti i predicatori d'altre Religioni, se volevano essere accettati, si accomodassero a predicar le Scritture sacre (IV, r5q), e lasciar tante questioni e sottigliezze e tante filosofie, altrimenti predicavano ai banchi. I Cappuccini dunque diedero occasione che si predicasse la Scrit– tura (IV, r93) e tanto piacque universalmente, che i popoli, come non sentivano predicare il Vangelo, non li volevano udire, e cosi furono sforzati tutti a lasciar le favole e predicare il Vangelo di Cristo, se volevano piacere (IV, 44). E fecero questo gran frutto nelh chiesa di Dio che da quello in poi, tutti predicano la scrittura (IV, r6o). IL GRAN FRUTTO Non c'è lingua che possa esprimere il gran frutto che fecero quei primi Cappuccini con le loro predicazioni (IV, 45).

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