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MINISTRI E SERVI 205 Con le mie proprie orecchie gl'intesi dire cose tali, e partico– larmente riel luogo di Sant'Angelo in Vado, e fu nell'anno del Si– gnore r547, essendo egli Generale. Venuto quivi alla visita, essendo indisposto, vi si fermò alquanto. E mentre che esso vi fece dimora, vi vennero tre Vicari Provinciali e altri Padri ancora. Onde spesso parlando in presenza di tutti i frati questo santo uomo, venne una volta fra le altre a questo ragionamento particolare. E io che aveva le cose dette da lui come uscite da un vivo e divino oracolo, raccomandai quel suo dire alla memoria, e ne diedi anco alla penna il carico di tenerne buon conto. Disse queste e più cose, ragionando delle parti che devono avere i frati e in particolare i Prelati. Una delle quali era che in– sieme con la giustizia, fosse del continuo la clemenza, e non mai per un piccolo punto di tempo nè minimo spazio, dilungar si deve l'una dall'altra. Aggiungendo che più tosto voleva essere ripreso di clemenza che di asprezza. E disse che egli quando gli sarebbe bisogno andare avanti al tribunale di Dio a dar di se stesso ragione e del reggimento suo, voleva più tosto essere ri– preso di misericordia che di rigore, adducendo che se di troppo rigore era ripreso, non aveva nè che ragione nè che scusa addur potesse in difensione sua. Ma se egli era ripreso di misericordia, che subito aveva dove dar di mano per difendersi, dicendo che la misericordia, la pietà e la clemenza aveva bene imparata alla scuola di esso Gesù Cristo, che mosso da pietà venne a farsi uomo in terra ; spinto dalla misericordia, operò tanti misericordiosi ef– fetti, mentre che uomo mortale si lasciò vedere dal mondo e sem– pre con ogni gente, che a lui ne andava, clementissimo si volle di– scoprire insino coi peccatori. E che tutte queste cose le aveva in– "Segnate in mille modi ai suoi discepoli e a tutto il cristianesimo. E però che tal via voleva egli tenere, avendo veduto che la tenne nostro Signor Dio, e tenuta l'hanno parimente gli amici suoi. Venendo a concludere che tutti i frati devono essere non sola'– mente ubbidienti sudditi ai suoi Prelati, ma amanti figli e sempre tenerli per cari padri loro ; e all'incontro essi Prelati discoprirsi sempre padri amorevoli verso i loro sudditi, e. starsi sempre con essi, come uno di essi propri, e vestendosi dei loro panni e misu– randosi con la misura loro, operar verso quelli, essendo sudditi, .come vorrebbe che seco - se egli fosse suddito - operasse chi
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