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MINISTRI E SERVI 1 97 gli fu presentata l'adultera, e non stare con rigida giustizia e cru– deltà in sul tirato. Anzi Cristo, Figliolo di Dio, per salvarci di– scese dal cielo in sulla croce e ai peccatori umiliati mostrò ogni possibile dolcezza. Pensino ancora che se Dio con rigida giusti– zia avesse a giudicarci, pochi o nessuno si salverebbe. E nell'im– porre la penitenza, abbiano sempre l'occhio aperto di salvare e non perdere l'anima e la fama di quel povero frate, del peccato del quale nessun frate debba scandalizzarsi, svergognarlo, fug– girlo o averlo in orrore ; anzi avergli compassione, e tanto più amarlo quanto ne ha più bisogno; sapendo che, siccome diceva il Padre S. Francesco, ognuno di noi farebbe molto peggio, se Dio con la sua grazia non ci preservasse. Anzi lasciando al mondo . per universal pastore in luogo suo S. Pietro, gli disse voleva che perdonasse al peccatore, anche che peccasse settanta volte sette. Però S. Francesco disse in una epistola, nella quale voleva che se il frate peccasse quanto era possibile, veduti gli occhi del Pre– lato, non si partisse senza misericordia, quando umilmente la cercasse; e se non la cercava voleva che il Prelato gliela offrisse ; e se poi mille volte gli venisse innanzi, voleva che non si mostrasse mai sdegnato e di ricordarsi del peccato suo ; anzi per tirarlo a Cristo nostro pietosissimo Signore, lo amasse col cuore, in verità, sapendo che il pentirsi di cuore, con fermo proposito di non più peccare, ed esercitarsi in virtuose operazioni, basta appresso a Dio ; però Cristo, dando la penitenza era solito dire : va in pace e non volere più peccare (C. 95). Da l'altra parte,considerino che non punire chi pecca,è un aprire la porta di ogni vizio ai tristi e invitarli a simili errori ; però se– condo la Regola, con misericordia loro impongano la condigna penitenza. Per tanto, acciò questa possessione del Signore sia per le buone siepi conservata, ordiniamo che nelle cose nostre e specialmente nelle correzioni e punizioni dei frati, non si os– servi la sottilità delle leggi ovvero le giudiziarie tele (C, 96). Con ogni umiltà e carità correggano i delinquenti, sempre me– scolando il vino della severa giustizia con l'olio della dolce mise– ricordia (C, r26).

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