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XIV LA BELLA E SANTA RIFORMA per parlare tra noi delle nostre cose, che meraviglioso libro per un cuore cattolico è questo libro I Le nostre devozioni più care, le nostre virtù più meditate (se non più praticate), le nostre più nutrite speranze, i nostri dolori meno consolabili e le nostre allegrezze più incomunica– bili; tutto ciò che ci umilia e ci esalta, tutto ciò che ci rivela il nostro peccato e la nostra grazia, tutto ciò che è la nostra miseria e la nostra misericordia; quanto dobbiamo fuggire e quanto dobbiamo seguire, quanto dobbiamo disfare in noi e quanto dobbiamo edificare; tutto l'essere nostro e il nostro dover essere di cristiani, il nostro tempo e la nostra eternità, si rifiettono in queste pagine con una casta nitidezza, vi si leggono con un immenso conforto. Perchè, tra l'altro, q,uesti brani, seppure scritti da letterati rozzi, spesso appaiono scritti da veri e propri scrittori, qitalche volta da poeti. Lasciamo ad altri di darne un apprezzaniento letterario ; a noi basta avervi accennato, non per panegirico, non in mala fede, ma in fede buona e in piena coscienza. Tempo verrà che nelle antologie della prosa italiana, quando sarà caduto il vecchissimo vezzo retorico del tardo umanesimo, compariranno non poche di queste pagine ad esem– pio non soltanto di vivere cristiano ma di robusto e sincero scrivere. Roma, Pasqua del 1943. don GIUSEPPE DE LucA

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