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VIII LA BELLA E SANTA RIFORMA volteriana, essi hanno goduto la simpatia degl'intelligenti, dimostran– dosi anche in questo autentici francescani. II. Non dovrebbe essere inutile, io penso, sitlla soglia di questo libro esporre due o trJ considerazioni, che alla lettura di esso e alla sua com– prensione gioveranno; considerazioni che nascono, anzi, dalla lettura del libro stesso, e soltanto vogliono essere chiarite e formulate in anti– cipo. La prima è questa. L'approvazione canonica dell'Ordine è di Cle– mente V I I; data dal r528. La partenza di Matteo da B ascio, che segna il fatto della scissione dall'Osservanza, è del gennaio I525. Nel I526 i primi Cappuccini s'incontrarono col B. Paolo Giustiniani, il patrizio veneto che si era fatto camaldolese, e che dalla osservanza iiffeciale aveva staccato, anche lui, ima niwva famiglia: i Camaldolesi di M ontecorona. Guardiamo in faccia le date. Siamo nel pieno della crisi prote– stante. Se alla partenza di lvl atteo da Bascio noi accompagniamo non pochi altri fatti consimili, e (si badi) coevi, noi dobbiamo concludere che non si deve parlare di Riforma (protestante), poi seguita da una Controriforma (cattolica), quasi che la seconda nascesse dalla prima, sia pure per reazione e in contrapposizione. È il teorema della storio– grafia tedesca e inglese, porre a centro di quel tempo la Riforma: e in tale storiografia, una posizione e risoluzione siffatta del problema apparisce, se non scusabile, certamente naturalissima. Quella storio– grafia nacque dalla teologia protestante, e la teologia protestante nacque dalla Riforma: è spiegabile, quantunque non sia perdonabile, che tutto si faccia nascere dalla Riforma da coloro che nacquero ap– punto con laRiforma. Un fatto analogo, ma tanto meno fazioso, anzi affatto non fazioso, accade negli Ordini religiosi cattolici, i qitali sono portati naturalmente, per ragione della loro stessa vita, a insistere nella storia della Chiesa sopratutto nel periodo delle loro proprie 01'i– gini, e a magnificare queste origini. Se non che la storiografia prote– stante ha ecceduto fuor di misura, sino a falsare, praticamente, ogni prospettiva. La Rinascita non è, per questa storiografia, che prepa– razione della Riforma; tale cl,ovendosi dimostrarla, si sono posti in

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