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inquilini che deturpavano la sua reggia. I due chierici abbassarono subito gli occhi rabbrividiti, e stettero in ascolto del lor prefetto di sacrestia che, frattanto, faceva echeggiare la cupola con il canto delle Litanie della Madonna •. « Si precipita nell'inferno» Lo zelo del prefetto non si limitava alla pulizia degli altari e arredi sacri. Voleva anche l'esattezza nelle funzioni e nelle cerimonie sacre. Amava servire quante più Messe gli era possibile, ma soffriva dinanzi alla fretta che fa abborracciare i riti prescritti; e in ·alcuni casi non temette di venire a un richiamo. Arrivò un giorno all'altare un sacerdote che celebrava la Messa alla bersagliera. Padre Ignazio si offrì da inserviente. Si inizia il dialogo liturgico. Veloce il primo, studiatamente calmo il secondo; il celebrante riguadagna tempo accelerando il Confiteor; l'inserviente, di rimando più calmo ancora, gli scandisce, sotto il naso, la risposta, sillabando, come i bimbi dell'abbicì, un più solenne Confiteor... Forse la gara non finì lì; sappiamo che, ritornati i due in sacrestia, padre Ignazio, nel fare al celebrante la riverenza, gli scandì questo discreto latino « Qui praecipitat Missam, praecipitat in infernum ani– mam suam! » - Chi precipita la Messa, precipita la sua anima all'inferno. La lezione ottenne il pieno effetto e l'interessato attestò nei Processi: Mi servì di correzione la posatezza che contrappose alla mia frettolosità. Lo zelo e il contegno di padre Ignazio nel disimpegno del suo uffi– cio gli richiamarono attorno i sacerdoti novelli che desideravano di essere meglio ammaestrati nelle sacre cerimonie. Ed egli molto volen– tieri si prestò per questo lavoro, che gli dava occasione di un apostolato liturgico più intenso •. Fuoco divino All'ufficio di Prefetto di Sacrestia era annessa pure la cura dei gio– vani chierici che si avviavano al sacerdozio. Seguirli nelle preghiere, nelle ricreazioni, nelle occupazioni quotidiane, istruirli con conferenze, 67