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santo: il passo del povero questuante, che già aveva fatto il celebrante al mattino nella lunga funzione liturgica, non era più cosi snello. L'incontra un signore, suo amico, che stupito esclama: - Ma, padre Ignazio! Perché fare lei questo ufficio? - Ecché, signore - risponde il Beato - non ha ella mai veduto un povero andar per elemosina? Ma proprio lei, così anziano e con questo tempo? - Non vi sarà dunque nessun povero più vecchio di me? Non credo! E rideva compiaciuto il fraticello, mentre il signore piangeva di tenerezza 12 • NOTE 1 L'antica denominazione dialettale del luogo era I Monti, con allusione più ampia a tutta la zona collinare circonvicina, dove le famiglie facoltose, nel secolo XVII-XVIII, pos– sedevano le vigne o ville. Oggi il vocabolo è usato prevalentemente al singolare: Il Monte, ed esprime appunto la singolarità del poggio isolato e tondeggiante - in termine geolo– gico mammellone - formato di roccia sedi– mentaria derivata dalla cementazione di ciot– toli alluvionali (puddinga). « Dagli scavi fatti, specie nel 1841-42, es– sendosi rinvenute conchiglie marine impastate col limo detrito: fossili zooliti, legni pietrifi– cati, echinidi, impressioni di piante, risulte– rebbe probabile che, tanti mila anni addietro, ove oggi è Torino e il Monte, vi fosse il ma– re... » (G.L.A. GRASSI, Corografia del territo– rio di Torino - citato da D. Rebaudengo: o.e., pag. 10. Cfr. ,anche: G. ARNAUD, o.e., pag. 7, nota 2). 2 Luce, pag. 22. L'anno del Signore 1583, l'Arcivescovo di Torino Gerolamo della Ro– vere, il Duca Carlo Emanuele I, la Cor-te Du– cale, il clero, i cavalieri e i nobili, attraverso una calca immensa di popolo, accompagna– vano un esiguo drappello di frati cappuccini a prendere possesso del poggio silvestre lungo la riva destra del Po. Da quel giorno la Bastia del Monte veniva denominata Monte dei Cap– puccini. Il convento fu .terminato nel 1590 e i religiosi vi fecero ufficialmente ingresso. Cfr. P. MICHELE, o.e., pag. 11. Nella cronaca del Convento si narra, a que– sta data: « I cappuccini presero possesso del luogo mediante la erezione di una croce di legno. Orbene, durante la processione per l'impianto della croce, apparve " un grande splendore celeste in modo di arco che circon– dava la sommità del Montè e se gli fece in– torno a modo di corona, e durò tanto quanto durò la processione e tutta la solennità; il che diede grande gusto ad ognuno e special– mente a S.A. Ser.ma (Carlo Emanuele), sti– mando che Dio avesse voluto con quella ap– parizione dimostrare quanto grata gli fosse la erezione del monastero, e come i religiosi, servi suoi, che in quello dovevano abitare, erano per apportargli chiara luce di buon esempio, di cattolica dottrina e santità di vi– ta" ». Dall'archivio dei Cappuccini di Geno– va - Cronaca citata dal padre Michele, o.e., pag. 13. 3 Al loro giungere al Monte i Cappuccini avevano preso a officiare l'antica cappella ivi esistente (sul sito dell'attuale sacrestia), che servì ,loro fino al 1611. Quando poi, vicino all'umile e cara cappel– la, videro sorgere l'artistico tempio a cupola, del Vittozzi - benché non ancora decorato dal Castellamonte (1638) - la sontuosità e l'eleganza del nuovo edificio, ben diverso dalle modeste proporzioni stabilite dalle Co– stituzioni cappuccine, li mise in scrupolo e si astenevano dal celebrarvi le sacre funzioni. Per tranquillizzarli, il Duca, cui premeva l'uf- 63

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