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Padre Ignazio, nonostante la facilità che aveva e l'esercizio della predicazione già sperimentato con frutto a Vercelli, non si curò di otte– nere questa patente. ... Egli... giudicandosi inetto, mai cercò di essere munito dal Ministro Gene– rale della patente di predicatore, risoluto di attendere unicamente al proprio profitto spirituale•. Così attesta il suo antico compagno di noviziato, padre Paolo Fran– cesco da Gassino. Sinceramente noi stentiamo a credere che la sua umiltà potesse convincerlo inetto ad un'arte in cui già brillava nel secolo. Più facil– mente è spiegabile questa sua riluttanza con lo stesso motivo già espresso al Monte dall'allora don Belvisotti nel colloquio con il Supe– riore provinciale. Padre Ignazio non volle offrirsi all'ufficio della pre– dicazione, perché temeva di fare, ancora una volta, quella propria vo– lontà che in passato non lo aveva lasciato tranquillo. Egli stesso ha tracciato di suo pugno la norma da seguire; l'ha scritta per i suoi novizi, dopo averla egli stesso praticata per primo: «Sevi mettono allo studio, non rifiutate; se non vi mettono, non lo cercate. Dio vi guardi da impe– gnare persone per essere promosso allo studio, alla predicazione, alle confessioni » •. Dunque: nulla domandare e nulla rifiutare; così padre Ignazio non domandò la patente di predicatore, come non rifiutò in seguito, l'inca– rico datogli dai Superiori di insegnante di religione ai fratelli laici e di predicatore degli Esercizi spirituali alla Comunità religiosa del Monte. Da un convento all'altro Evidentemente la formazione teologica del padre Ignazio dovette apparire sufficiente, se egli al Monte non fu lasciato tranquillo. Dopo un anno o poco più di studio, noi lo vediamo di nuovo trasferito da un convento all'altro, come una pedina mossa dalla mano dei Superiori, e sempre per i soliti impieghi: sostituzione di un Padre, aiuto in qual– che convento, come Vicario supplente. Con questi uffici troviamo il nostro Beato in vari conventi: Chieri, Biella, Mondovì, Pinerolo, 60