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Poi, sotto il viale dei noccioli, ricordò l'assalto, violento e inutile, del fratello carnale; rigustò le parole sgorgategli come un :fiotto d'ispi– razione divina e decisive della sua vittoria: « Vattene in pace!... Il mondo non è più per me! ». Non si sentiva pentito di quelle parole; anzi, viveva del desiderio di realizzarle sempre di più; lieto che quel romitorio lo segregasse, più che a Saluzzo, dal rumore del mondo; felice di ricopiare dalla semplicità dei novizi quelle umili pratiche che egli s'era proposto di osservare per tutta la vita. Viceversa i novizi si specchiavano in quel padrino biondo, che, dalle rare parole e dal gesto riservato, irradiava un insolito fervore. Senza volerlo, padre Ignazio attirava a sé un'ammirazione che tendeva a diventare venerazione. Nelle brevi ricreazioni, ci attestano due novizi, si parlava con stupore delle virtù di lui e dei suoi accorgimenti per nasconderle. Si diceva comunemente che, dopo la recita del Mattutino alla mez– zanotte, quando i confratelli dal coro ritornavano solleciti in cella a riprendere il filo interrotto del sonno, lui indugiasse, come trattenuto da qualche faccenduola, e poi, nell'alta quiete della notte, riprendesse la faccenda che veramente lo preoccupava: la preghiera, la contempla– z10ne. In queste occupazioni poi, così riferiva chi l'aveva osservato, tal– mente s'immergeva da non avvertire più né il freddo dell'inverno, né il correre delle ore 7 • Impronte sulla neve Nell'inverno 1721 un'abbondante nevicata aveva rabescato di capricciosi festoni gli alberi del convento, e il viale che conduce all'im– magine del padre S. Francesco, dipinta sul muro interno della cinta, era diventato una candida coltre intatta. Un novizio, fra Gabriele da Torino, stava contemplandola, quando osservò che, su un fianco del viale quel candore era stato violato in punti equidistanti e diretti verso l'immagine della cinta. S'avvicinò ad osservare meglio: erano le peste fresche di un piede scalzo, piuttosto corto. Le impronte tradirono la furtiva scappata di cui nessuno stupì. 53

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