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Ne sentiamo la eco attraverso le sue lettere: le poche che ci sono pervenute•. Esse ci parlano di un Patto o convenzione spirituale da osservarsi per tutta la vita. Ed è sintomatico notare in esse l'ansia con cui, verso la fine della vita, supplica e insiste in questa richiesta di preghiere. È grande il bisogno che ne tengo. Ne ho tanto bisogno che non posso espri– mere... Di grazia, non si scordi di me, che ne ho un gran bisogno spirituale, per cui confido molto nelle sue orazioni •. Promessa e richiesta di preghiere: ecco l'invariabile tema o almeno la conclusione di tante lettere del Beato ai suoi confratelli; e dall'animo dello scrivente, che tutto si effonde nei suoi scritti, si può costatare che le parole non sono frasi fatte, ma gemiti d'un'anima che invoca aiuto, come il povero l'elemosina. Biennio a Chieri Dopo il quadriennio nel Professorio di Saluzzo, fra Ignazio ritor– nerà ancora per due anni al Noviziato di Chieri. Non più come appren– dista, ma come esemplare autentico e qualificato di virtù religiose. Egli aveva dato di sé una prova si ammirevole che i Superiori anziché allo studio preferirono inviarlo all'insegnamento della perfezione religiosa ai giovani novizi. Insegnamento, per ora, solo indiretto, presentando con la sua vita fervorosa un modello ideale di vita cappuccina. Sarà chiamato d'ora innanzi Padre, come ad esprimere che, con la sua dottrina fatta di esempi prima che di parole, egli è diventato un donatore di vita alle nuove generazioni. L'obbediente fraticello, in silenzio e preghiera, si mise in cammino verso la nuova residenza. La sua noticina autografa, che ci guiderà ancora per qualche anno, dice semplicemente così: « Il 4 giugno 1721 partii da Saluzzo per Chieri». Ritornando al nido dei suoi primi fervori francescani, gli parve di ritornar novizio e di riassaporare i carismi divini in quel fianco della collina torinese profumata di silenzio. Riconosceva nell'aria calda gli aromi del primo maggio della sua rinascita cappuccina. 52