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epistolare si concluse con un attacco frontale: quasi un duello ad arma bianca. Un signore per bene suonò un giorno alla porta del convento di Chieri e chiese, in via eccezionale, un colloquio privato con il novizio fra Ignazio, per urgenti affari di famiglia. Quel signore era il notaio Giovan Battista Belvisotti, fratello maggiore del novizio, e sposato da due anni con Maria Cristina Garrone, figlia del dottor collegiato Carlo Francesco Garrone. Il notaio era accompagnato dal suocero"; giunto nel viale del giardino conventuale, si vide venire incontro il fratello fra Ignazio, umile, dimesso, con un sorriso nuovo che quasi lo trasfigurava. Fu il novizio stesso, rozzamente vestito, scalzo, testa rasata e cer– chiata dalla tonsura, gote offuscate dalla barba incipiente, a far traboc– care la passione del fratello, che cominciò, non senza farsi violenza, con calma affettuosa. Diede notizie della famiglia lontana, dove si sentiva ancora il vuoto lasciato dalla mamma. Poi, il conforto ricevuto da lui, sacerdote così saggio e stimato; poi la speranza che riponevano in lui e la loro gioia per la sua nomina a Casanova. Infine, la sorpresa, l'ama– rezza, le ire della famiglia delusa e assolutamente incapace di rassegnarsi alla fuga del fratello, e al conseguente strascico di commenti sfavore– voli al riguardo. Vattene in pace... ! Fra Ignazio ascoltava, occhi a terra, mani nelle maniche del saio; soppesava quelle ragioni, le soffriva; ma dai cenni del capo, appariva fermo, irremovibìle nelle sue posizioni. « Sì, - rispose infine con calma e tenerezza, - tutto fu previsto, tutto ponderato: non fu un capriccio, ma una vocazione dall'alto; e il richiamo degli interessi temporali non deve prevalere sul richiamo della coscienza ». Il notaio ritornò all'assalto, deciso a non cedere senza la vittoria; sfoderò tutto il repertorio di ragioni che aveva accumulate in tanti giorni di sdegno verso il fratello. Il suo tono suasivo diventò via via imperativo e perentorio, ma senza ottenere miglior effetto. Le testimonianze ci parlano di « stratagemmi », di « minacce e vio– lenze », usate dal notaio perdente contro l'inerme ed inespugnabile 40
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