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Cambio di rotta Certe inquietudini misteriose ci persuadono più di un ragiona– mento che la nostra anima, fatta per Dio, non troverà quiete se non come e dove ci vuole Iddio. Don Belvisotti, alla scuola di sant'Ignazio, si sente bensì acceso dalla fiamma dell'apostolato, ma ·scavando meglio in fondo all'animo, sente che per conquistare le anime occorre prima aver conquistato se stessi; che per darsi è necessario possedersi. Con– stata che, avendo fatto il maestro troppo presto, deve ora ritornar disce– polo, per imparare a lavorar in profondità il proprio spirito. Ma chi sarà il suo maestro, e quale la sua scuola? Per decidere tutto questo non si rivolge ai suoi professori di filosofia del collegio san Paolo, né opta per i suoi maestri di apostolato; si sente invece spinto a sce– gliere la scuola francescana tra i padri Cappuccini. È supponibile che questa determinazione sia stata preparata nel Belvisotti da qualche conversazione con quei frati che egli vedeva sbu– care, scalzi e dimessi, dal loro conventino vercellese, e, probabilmente, essi stessi avranno segnalato al loro Superiore provinciale ·l'ammirazione della città per quel bravo sacerdote aspirante cappuccino. Il suo caso, ancora complesso, richiedeva, più che un carteggio, un colloquio di persona con il Superiore. Perciò don Belvisotti, verso i primi di maggio 1716, salta in groppa al cavallo e via alla volta di Torino. Di tutto questo nulla era trapelato alla famiglia degli Avogadro e tanto meno alla sua: era un segreto che lo spronava e lo faceva palpi– tare per via, mentre il suo cavaUo galoppava tra i caldi vapori del mag– gengo appena falciato. A Tor}no, salì al Monte, tirò la campanella della portineria, e chiese un abboccamento con il padre Provinciale. Padre Giuseppe da Vinovo era al termine del suo triennio di Provincialato, ufficio a cui sarebbe stato ancora rieletto sei anni più tardi. Aveva gran fama di prudenza ed era stato richiesto qual confessore di corte dal Re Vittorio Amedeo II. Don Belvisotti s'inchinò profondamente, gli baciò la mano e fu invitato a sedere. Il padre Superiore teneva già in cuor suo la risposta affermativa. Ma volle dissimulare la gioia di quella conquista dietro alcune obiezioni, suggerite dal rito più che dal dubbio. Non occorreva proprio, dopo quanto era risaputo sul postulante, indagare sulla sua volontà o sulle sue attitudini alla vita religiosa cappuccina. 31

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