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gamo delle chiese. Ques ta intima aspirazione del sacerdote istitutore non poté sfuggire alle attenzioni degli Avogadro, che lo ospitavano ormai da alcuni anni. I loro figli erano cresciuti con ottimi risultati sotto la disciplina del Belvisotti; ed erano un vivo collaudo della sua abilità. Conveniva ora dare un attestato di riconoscenza al bravo maestro, che s'era rivelato sagace formatore di coscienze cristiane... Inoltre, l'improvvisa nomina portata da Santhià al loro istitutore equivaleva a dir chiaro che il Belvisotti era desiderato e, per quanto possibile, richiamato in patria. La rinunzia opposta da lui, se non ispirata dai conti Avogadro, fu certamente da essi molto gradita, anzi, vorremmo dire, sfruttata per fare al loro sacerdote una controproposta intesa, contemporaneamente, sia a ricompensarne le benemerenze, sia a legarlo più stabilmente alla loro famiglia. Parroco a Casanova L'occasione per attuare il loro progetto, si presentò ai conti Avo– gadro opportunissima e con un sincronismo di circostanze che parve provvidenziale. La piccola e facoltosa • pievania di Casanova era rimasta priva del suo pastore per la morte di don Angelo M. Aretti. Per la nomina del successore, la famiglia degli Avogadro, avendone il giuspatronato, do– veva presentare un candidato di sua scelta. Chi meglio del giovane Belvisotti avreBbe potuto rispondere alle loro attese? Il suo zelo per la cura delle anime avrebbe trovato in quella parrocchia di che impegnarsi con ottimi risultati. E nel contempo, essendo Casanova un feudo inti– tolato alla famiglia degli Avogadro, avrebbe anche infeudato definitiva– mente il benemerito sacerdote al loro casato. S'affrettarono dunque per questa elezione, e, stavolta, il calcolo parve riuscire. Con atto notarile, rogato in Vercelli il 23 settembre 1715, il cav. Antonio Francesco Saverio Avogadro nominò don Lorenzo Maurizio Belvisotti, presente e accettante, Parroco della Pievania di Casanova •. 27
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