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di investirne il Belvisotti. Era un tributo di onore che il paese natio decretava al suo degno figlio. Nello stesso tempo si raggiungeva l'in– tento, velando discretamente lo stratagemma, di richiamare in casa , da Vercelli, il bravo santhiese. Ecco infatti nella seconda metà di maggio, arrivare in casa Avo– gadro un dispaccio che mise in allarme tutta la famiglia. Si annunziava che a Santhià, in data 14 maggio 1713, per delibera unanime del Co– mune, avente il diritto di giuspatronato, il sacerdote Lorenzo Maurizio Belvisotti era stato nominato Canonico e Rettore delle scuole della Collegiata. La elezione, oltre che onorifica, era anche ben retribuita, per cui il promosso, pur restando in casa sua, aveva garantita la propria indipendenza economica. L'uomo conteso « Ritornerà finalmente? » si chiedevano i maggiorenti di Santhià. La risposta non si fece attendere; ma con stupore di tutti, fu negativa. La lotta brevissima tra i due paesi, che si contendevano don Belvisotti, si decise con la vittoria di Vercelli sopra Santhià. Tre mesi dopo, il posto vacante di Canonico-Rettore era già occu– pato a Santhià dal sacerdote Pietro Biancelli: 8 settembre 1713 2 • Perché questo rifiuto? Forse da imputarsi ai nuovi legami contratti con la famiglia Avogadro? Oppure un presentimento evangelico gli suggeriva che « il profeta in patria sua » non avrebbe fatto fortuna? Questa volta però il profeta Belvisotti era desideratissimo, ed egli invece declinava l'invito a profetare in patria. Siamo forse ai primi sussurri della VOCE misteriosa che presto si rivelerà prepotente sulla voce della carne e del sangue. Un'altra voce wnana Nell'esercizio della predicazione popolare, don Belvisotti suscitava veri entusiasmi e così assaporava la gioia di far traboccare il suo fervore su tante anime bisognose di fede e di grazia. Forse aveva rifiutato la cattedra offertagli, anche per poter più liberamente insegnare dal per- 26

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