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Nella illustre Collegiata della sua Parrocchia, era stretto dalla cer– chia dei suoi cari, ossequiato dal suo Parroco e dai Sacerdoti che l'ave– vano tante volte chiamato, piccolo chierichetto, a prestare servizio all'altare. È facile scorgere le lagrime di gioia negli occhi della mamma, che, nell'abbraccio del novello Sacerdote, riceveva il premio per il sacrificio fatto a Dio del suo piccolo orfanello. Dopo quella consacrazione, la pietà, già così esemplare nel novello sacerdote, andò sempre più accentuandosi nell'irresistibile bisogno di una maggior intimità con Dio. Ci pare di leggere il riflesso della nuova grazia sacerdotale nelle parole di un suo discepolo che ci tratteggia il profilo del Maestro di allora: ... L'osservai frequentissimo alle chiese, con una grande esemplarità: uomo che parlava pochissimo, di una umiltà non .ordinaria, ma soprattutto di una pazienza inalterabile•. Il Beato sente nel profondo dell'anima la grandezza del suo Sacer– dozio, e ne ringrazia Dio in tutti i giorni della sua vita•. Istitutore degli Avogadro Ricordiamo qual era il metodo pedagogico in vigore presso le fami– glie nobili piemontesi, agli inizi del secolo xvnr. Non era ancor sceso tra noi l'illuminismo francese a sovvertire le basi dell'antica tradizione educativa. Non era temuto, anzi, era decisamente ambito l'indirizzo pedagogico classico: letterario-etico-religioso. Istruzione ed educazione, abbinate come le due ali dell'uccello, formavano il fulcro della peda– gogia domestica: erano il nutrimento preparato dalla persona dell'isti– tutore. Non professore estraneo in un'aula estranea, obbligato all'orario, ma precettore: alter ego del genitore di cui partecipava la paternità e la autorità. L'istitutore era l'erede del classico pedagogo. La persona più qualificata per questo lavoro era assai spesso scelta tra i sacerdoti più eminenti per scienza e per coscienza; e il prescelto, fungendo pure da cappellano domestico della famiglia, poteva essere considerato un elemento basilare e formativo della vita aristocratica. 21