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Questo principio può chiamarsi lo slogan ricorrente nel suo più che trentennale magistero, sia al Noviziato di Mondovì, sia al Monte di Torino. Lo inculcava sempre: senza esitare, senza stancarsi, con l'ar– dore appassionato dell'artista che sente urgere il genio nel propugnare i cànoni fondamentali della sua arte. E come ogni vero artista, il mitissimo frate diventava esigente e severo con chi voleva mettersi alla sua scuola. Vien in mente 1a risposta secca data a chi qualificava di bestialità una tradizione penitenziale del– l'Ordine; notevole pure l'audacia con cui nelle Istruzioni ai confratelli metteva di fronte l'apostata e l'innovatore, per dichiarare quest'ultimo più dannoso del primo. Per questo noi vediamo nel padre Ignazio un Santo moderno, un Maestro tuttora vivo, parlante, ricco di attualità, perciò posto sul can– delabro, al Monte dei Cappuccini di Torino, per essere un faro di orien– tamento per noi. Egli visse, per più di mezzo secolo, nella luce dell'ideale francescano intensamente studiato e difeso; ora riposa nella cappella di san France– sco, dove per tanti anni ha pregato e faticato a ricopiare in sé il sublime modello. Provvidenziale anche questa collocazione del figlio sotto le ali del Padre Serafico, che lo addita a noi come degno discepolo di un tanto maestro. Il Santo ci garantisce che la gran luce irradiata dal nuovo Beato - faro elevato sul monte - « altro non è che di suo lume un raggio » (Dante, Parad. 26, 33); né altro scopo ha che di richiamare i confratelli a stringersi ognor più a quella Regola che fu per il passato il vessillo di splendidi trionfi e anche per l'avvenire porta da Dio la pro– messa di immancabili vittorie. Questo soltanto si ripromettono i Padri Cappuccini dalla glorifica– zione del loro grande confratello; questo soltanto si è proposto l'ultimo tra essi nel tratteggiare, con mano trepida di commozione, la figura sor– ridente e sconvolgente dell'umile Cappuccino del Monte: PADRE IGNAZIO DA SANTHIA'. DEO GRATIAS ET MARIAE 300