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Ma infine la Provvidenza volle presentare anche lui nella gloria dei santi, e ce lo manda con un messaggio - sintesi della sua vita - così opportuno, così attuale, da farci credere provvidenzialmente anche questa glorificazione differita ai nostri anni, perché la sua ambasciata tornasse più efficace agli uomini di oggi. Quale il suo messaggio? Semplicemente quello della Croce. Possiamo ammirare questa realtà nel disegno del prof. Mario Caf– faro-Rore, riprodotto sul frontespizio interno di questo volume e che rappresenta l'estasi del Beato Ignazio con la croce stretta al cuore. È un mirabile studio sintetico non solo delle fattezze fisiognomiche , ma anche della parola del santo cappuccino: « La croce è scuola di sag– gezza e segreto di gioia ». Dalle sue lettere abbiamo visto elevarsi l'inno alla croce, segno del– l'amore di Dio per l'uomo, e sigillo di conformità dell'uomo a Dio. All'uomo che oggi osa respingere la croce come giogo servile buttato sul collo del povero: « Prendila e servi! », la vita del nuovo Beato risponde: La croce non è strumento di schiavitù ma pegno di libera– zione. E anche segreto di gioia. Si è creduto che il moderno progresso potesse aumentare la gioia a misura che eliminava il Crocifisso, a cui si osò scagliare l'accusa: « Cruciato Martir, tu cruci gli uomini » con quel che segue del verso blasfemo. Il risultato è ormai così chiaro da doversi dire indubitabile. A mi– sura che si rimuove la croce di Cristo e il sacrificio richiesto all'uomo, non si trova la gioia sperata, ma si affonda in un cruccio che, per essere più inspiegabile ancora della croce, diventa sorgente della più dispe– rante tristezza. Opportuno dunque il messaggio del « Padre che ha la gioia del Paradiso in faccia» e che - come attestavano i confratelli - quanto più sentivasi stretta al cuore la croce, tanto più andava inebriandosi di gioia, sino al punto di cantare il Te Deum per questo dono, e, viceversa, di diventare inquieto quando sentivasi privo della medesima. Sotto il bellissimo disegno di Mario Caffaro-Rore, se dovessimo siglarne il simbolismo, non esiteremmo di apporvi lo storico T oùto nika che contrassegnava i làbari costantiniani sormontati dalla croce: « Hoc vince» (Vinci con questo). 298

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