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CONCLUSIONE « E IL DEFUNTO PARLA TUTTORA» (Ebr. 11, 4) Tra pochi anni si compirà i•l secondo centenario della morte del padre Ignazio da Santhià. Ci viene questa domanda: come mai un Religioso cosi eroico che, a dodici anni dal transito, meritò l'inizio del Processo apostolico per la causa di beatificazione, attese poi cosi a lungo prima di ricevere la glo– rificazione ufficiale della Chiesa? Nel frattempo lo precedettero nella gloria parecchi altri confratelli - pensiamo solo a sant'Ignazio da Laconi, san Francesco Maria da Camporosso, san Corrado da Parzham - confratelli laici deceduti dopo di lui, dopo essere stati occupati in una vita - non giudichiamo la santità - apparentemente meno meravigliosa della sua. Alcune ragioni di questo ritardo crediamo di vederle e di averle accennate nelle pagine precedenti. Senza pretendere di indagare le vie che Dio vuol seguire nella glo– rificazione dei suoi santi, noi amiamo vedere simboleggiata questa attesa del nostro Beato in un gesto di cortesia che gli era molto fami– liare in vita. Ogniqualvolta il padre Ignazio passava per gli stretti corridoi o per le scale del Monte, incontrandosi con un confratello, fosse pure l'ultimo fratello laico, si ritirava in disparte e, sorridendo, gli dava la prece– denza e ne onorava il passaggio con un beH'inchino. Anche in cielo volle continuare il suo abituale gesto di cortesia: cedere il passo a tutti, come chi non ha nulla di urgente da dire o da fare. 297
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