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Possiamo ben immaginare la delusione di tutta quella gente nell'ap– prendere che il loro Padre era già stato sepolto, e quasi furtivamente, di buon mattino! Non riuscivano a convincersi e si ritenevano defraudati d'un loro diritto. La fiumana di popolo cominciò a diradarsi man mano che i delusi nello scendere dal Monte comunicavano l'ingrata notizia a chi stava per salire. Ben comprensibile il pubblico risentimento e le recriminazioni che il povero padre Guardiano previde e non dubitò di addossarsi per que– sta sua ordinazione, ispirata da scrupolosa cura di salvaguardare le leggi canoniche del non culto 1 ". Padre Ermenegildo ammirava la santità del suo suddito, lo repu– tava degno degli altari; ma appunto perché ne prevedeva l'introduzione della causa di beatificazione, si preoccupava ora di non intralciarla con dimostrazioni di un culto prematuro 10 • Questa la giustificazione della sua rude severità. Ma ai Torinesi parve eccessiva l'umiltà di quella sepoltura. Presen– tivano forse la glorificazione che la chiesa avrebbe decretata al Cappuc– cino del Monte? Fatto sta che il gran cancelliere di Stato, conte Carlo Luigi Caisotti si fece interprete della devozione di tutto il popolo offren– do una cassa mortuaria con preghiera al padre Provinciale di collocarvi il cadavere del venerato cappuccino. Erano trascorse 46 ore dalla sepoltura quando, alla presenza del padre Provinciale e del padre Leonardo da Torino, quattro fratelli laici, calatisi nel sepolcreto, collocarono il cadavere nell'apposita cassa, e gli deposero ai piedi, in un tubo, il documento dell'atto debitamente ese– guito 11 • Essi trovarono il cadavere ancora flessibile e maneggevole sì che un fratello, prima di chiuderlo nella cassa, gli sciolse le dita incro– ciate, e gli piegò la mano destra a tracciare un segno di croce, così come la mamma fa al bimbo che s'è addormentato. Grandezza dopo l'umiliazione Quella sepoltura quasi clandestina poté riuscire conforme al desi– derio dell'umile cappuccino, bramoso solo di scomparire. Nel suo testa– mento egli aveva scritto: « Prego i miei confratelli a mai più ricordarsi 290

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