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Gli occhi abitualmente chiusi, si aprivano subito quando doveva rispondere a qualche domanda o prendere qualche medicina. Allora giungeva le mani, diceva l'Ave Maria, e sorbiva la bevanda offerta senza interessarsi che cosa essa fosse. Fra Fedele ricorda infine la solita ri– sposta che l'infermo dava alla sua solita domanda: - Ed ora come sta caro Padre? - Ma... io mi sento bene! La verità era salva: parlava un'anima talmente immersa in Dio da non pensare più al corpo in sfacelo 1 • Venuto settembre, la terzana si fece ostinata e violenta a tal segno che gli infermieri giudicarono che quello fosse il mese ultimo. Difatti a metà settembre ritornò padre Rufino; ascoltò più a lungo polso e bronchi, ma non disse nulla: scosse il capo, guardò padre Ermene– gildo e infine sentenziò: « Pleuritide ». La febbre terzana da semplice s'era fatta doppia e non dava più tregua alla sua vittima. Anche padre Ignazio aveva capito quel silenzio più eloquente di ogni parola; del resto parlava chiaro frate corpo che era diventato un braciere. Era tempo di ammainar le vele... : san Maurizio s'avvici– nava al galoppo. Richiese con insistenza il Viatico per il grande viaggio. A chi esitava a soddisfarlo, temendo che non potesse inghiottire le sacre Specie, il malato osservò con sicurezza: « Non avete ancor mica fatto la prova. Provate dunque! ». La prova fu superata facilmente, quindi gli si portò il Viatico. Quando padre Bonaventura da Poirino, sacrista, entrò accompa- gnato dalla famiglia religiosa, nella cella dell'infermo, questi si rizzò sul busto, chiese perdono ai confratelli delle pene e cattivi esempi dati, « sebbene - dice il padre Guardiano - fosse incapace di fare una cosa e l'altra», poi ricevette l'ultima Comunione. Verso il 19 settembre chiese l'Estrema Unzione. Da buon religioso volle premettervi l'esproprio, ossia la rassegna nelle mani del Superiore di tutte le cose concesse a suo uso. La violenza della febbre non impedì all'infermo la presenza di spirito, anzi il grande fervore diede alla sua voce vibrazioni calde che commossero i presenti sino alle lacrime: « Pa– dre Guardiano, io intendo spogliarmi di tutte le cose a mio uso, e desi– dero uscire da questo mondo, povero e nudo come vi sono entrato ». 282

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