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Talora il padrone vuole far sorridere di gioia il suo suddito; gli porta alcuni frutti, specificandogli che può farne ciò che vuole. E i frutti finiscono presto nella bocca di qualche bimbo infermo portatogli in camera per la benedizione, mentre il volto del padre Ignazio s'illu– mina di una compiacenza singolare. Il suo lavoro... Un altro piacere dimostrava di desiderare vivamente l'infermo: rivedere il coro e la chiesa, dove egli si era sentito sempre a suo agio. Finché poté trascinarsi da solo, approfittava dell'assenza del suo custode per fare una visita a1 Padron Iddio, senza disturbare i fratelli dal lavoro. Dal corridoio dell'infermeria, passando per il refettorio, si trovava su– bito nel chiostro al lato del coro. Ma presto gli fu impossibile valicare senza pericolo i tre gradini che dal refettorio immettevano nel chiostro e gli altrettanti sul pianerottolo del coro: allora i fratelli, che si compia– cevano di soddisfare i gusti del loro Padre - quante prediche sulla carità aveva loro fatto! - lo portavano una o due volte al giorno in chiesa e ritornavano ai loro lavori, sicuri che il Padre non aveva pre– mura di venire ricondotto all'infermeria: « faceva il suo lavoro »! •. A ogni suono di campana che chiamava i frati a salmodiare, padre Ignazio soffriva di nostalgia nel vedersi escluso dal coro. Specialmente quando, nella quiete della mezzanotte, i corridoi si riempivano del fragore della bàttola, « nell'ora che la sposa di Dio surge - a mattinar lo sposo perché l'ami» (Parad. X, 140), il richiamo era così forte da non lasciarlo più dormire. Doveva alzarsi, imitare in qualche modo l'atto della comunità a cui era abituato da mezzo secolo. Pregò dunque un fratello laico che, prima di scendere in coro per il Mattutino, venisse ad accendergli il lume, ad aiutarlo ad alzarsi per fare le solite orazioni •. Così per alcuni mesi; poi anche quella libertà dovette venir sacri– ficata al desiderio contrario del padre Guardiano che gli propose di dialogare il mattutino con padre Alessandro in altra ora del giorno 10 • La cappella dell'infermeria divenne il loro coro, ed essi i due serafini che, impediti di volare per Torino, alternavano le voci in allenamento alla lode perenne del Cielo. 271
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