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I Concordati da lui iniziati e completati dal suo successore Carlo Ema– nuele III ne sono certo indizio •. Così il vigoreggiare delle istituzioni ecclesiastiche, la grande fiori– tura delle vocazioni religiose e i vari provvedimenti dello Stato, intesi a immunizzare il Piemonte dall'infiltrazione protestante, sono chiare testimonianze di un governo non ancora avvelenato, come nel secolo successivo, da pregiudizi settari contro la Chiesa. Sincero desiderio di buona armonia caratterizza dunque le relazioni tra Chiesa e Stato nel Piemonte del secolo XVIII. Armonia che, sol– feggiata in chiave laicista, indusse qualche storico a gratificare Torino della taccia di città bigotta, oppressa dal pietismo dominante. Scorie, ripetiamo, possono infiltrarsi anche nel periodo aureo di ogni storia; pure, se questa storia sappiamo leggerla senza lenti defor– manti, e con più rispetto delle proporzioni, ognuno potrà vedere come la religiosità di Torino nel Settecento non era affatto né un giogo, né un instrumentum regni, ma bensì convinzione profonda, tradizione amata dalla stragrande massa dei cittadini. Questa la Torino percorsa in lungo e in largo, per oltre trent'anni, dal fraticello scalzo, il padre Ignazio, sempre pronto a correre dove era una pena da lenire, una colpa da perdonare. Fece la spola, instancabile, tra il Monte e la città, anche quando, già barcollante per la vecchiaia, doveva puntellarsi sul bastoncello per dividere con esso il peso dei suoi ottant'anni suonati. Ecco dunque, amico lettore, la risposta ai dubbi sovraccennati. Il beato Ignazio è un tuo fratello, forse il più meritevole di questo titolo; fratello sempre vigile e desideroso di dirti non molte cose, ma una gran cosa, che sanno dire solo i santi. Ma occorre che tu stesso ti renda conto di questa verità, indugiando un istante con lui, così come facevano i nostri vecchi per toccargli il cordone e riceverne la benedizione. Può essere una vera fortuna meditarne la vita, condividerne la virtù, sperimentarne la bontà. 1 Nel censimento del 1690 risultano in Torino: 35.433 abitanti. Nell'assedio del 1706 il municipio deve provvedere all'approv– vigionamento di « bocche 41.822 », le quali, sullo scorcio del secolo xvm, raggiungono una somma oscillante tra le 90 e 92 mila. RoNDOLINO, o.e., pag. 3 e 126. • RoNDOLINO, o.e., pag. 396-9. ' TOMMASO Cmuso, o.e., I, pag. 41. 5

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