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Stati sabaudi, Torino sente l'ambizione di stare a capo del movirr:ento generale di risveglio politico e religioso, artistico e letterario. E anche demografico. Il secolo precedente aveva visto una popolazione decimata da pesti– lenze, estenuata da guerre. Il 1700 segna invece un balzo anagrafico con ritmo annuale sempre più accentuato, tanto da chiudersi con un aumento quasi triplicato 1 • L'architettura appare tutta protesa a restaurare le rovine accumu– late da guerre e a nobilitare il volto della città, arricchendola di nuove vie, palazzi, isolati sempre più grandiosi. Gli architetti insigni di questo periodo: Juvarra, Vittone, Alfieri, raccolta l'eredità artistica del secolo precedente, del Vittozzi, del Castel– lamonte, la amplificano e danno alla Torino del secolo XVIII l'impronta del loro genio personale, pur negli schemi del barocco piemontese. Con i geni dell'arte s'intrecciano i geni della santità, di cui la Torino settecentesca non andò affatto priva. Non era sceso d'oltralpe il verbo rivoluzionatore delle antiche e severe tradizioni cristiane; né, per vero, al suo primo serpeggiare gli si fece buon viso, sia dall'aristocrazia pie– montese, sia dalla stragrande massa del popolo. La casa Savoia, fedele in questo alla sua tradizione cattolica, dimostrò di comprendere e ap– prezzare l'apporto essenziale delle istituzioni religiose per il ri:S.ori– mento civile dei suoi domini. Il beato Sebastiano Valfrè (t 1710) fu per 14 anni direttore spiri– tuale del principe ereditario Vittorio Amedeo II e della famiglia reale, ed esercitò grande influenza su tutta Torino. La beata Maria degli Angeli, carmelitana scalza (t 1717), era la confidente e l'angelo tute– lare della casa regnante•. Anche il beato Ignazio, che spuntava al tramonto dei due astri pre– cedenti, ne continuò lo splendore di carità, vide più volte la famiglia reale salire al Monte per consultarlo, e dovette egli stesso scendere a corte per soddisfare alle richieste di consiglio e di preghiere. Secolo d'oro. Ma... oro puro? Non vogliam dire. In materia di storia non si dà un fìlone d'oro senza ganga. Affiorano pure in questo periodo urti fra Dio e Cesare, interferenze fra scettro e pastorale, dibat– titi circa le immunità ecclesiastiche e il regio Placet. Vittorio Amedeo II era irrequieto e battagliero, però desiderava vivamente la buona armonia con la Chiesa nel governo dei suoi Stati. 4
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