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suo convento, lasciando lui solo tra la polvere della chiesa desolata: era la soppressione dei religiosi del 1802. Quando, tornata un po' di calma, i religiosi, dopo la proclamazione delle virtù eroiche del padre Ignazio, pensavano ad una prossima beati– ficazione, nuove nubi si addensarono all'orizzonte, preludio della nuova soppressione dei religiosi (1867). Ma poi i suoi fratelli erano ritornati al Monte, portando in mano una sua vita, scritta nella nostalgia dell'esilio e offerta al pubblico in uno stile più adatto ai tempi, dal cappuccino padre Carlo Filippo da Poirino. Il nonnino, dal suo sepolcro, riprese allora a parlare, a span– dere la sua pioggia di benedizioni sulle città e sulle contrade del Pie– monte che l'avevano visto aggirarsi, a piedi scalzi, nella sua opera silen– ziosa e prodigiosa. Entrati nel nostro secolo, troviamo che si susseguono altre tre Vite brevi e popolari ad ogni quarto di secolo. La prima (1913), compendiosa e levigata meglio nello stile; la seconda: Storia vera di ieri l'altro (1950), più briosa ed effervescente di giocondità e di vignette (siamo all'età dei fumetti); la terza: Luce dal Monte (1961), la più aggiornata e documentata, è un volumetto pregevole, inoltre, per i disegni del prof. Caffaro-Rore e per le originali fotografie che soddisfano le esigenze del lettore moderno. Il periodico mensile dei Cappuccini piemontesi: La nuova Crociata francescana, sostituito nel 1949 dal Sentiero francescano, da oltre un ventennio va lumeggiando la vita del sempre più popolare e invocato « Cappuccino santo del Monte ». Sotto la rubrica: « Carità di Padre » e « Voci di riconoscenza... » si possono tuttora costatare i segnalati favori con cui il Beato ama oggi ancora far sentire la sua presenza vitale tra il suo amato popolo. Torino « 700 » Per ambientarci nel campo di lavoro, dove ebbe maggior risonanza l'attività del padre Ignazio, noi dobbiamo risalire alla Torino del Sette– cento: epoca che fu detta il« secolo d'oro » della metropoli piemontese. Appena liberata dal grande assedio del 1706, Torino andò via via riacquistando il suo volto di città pacifica, tutta protesa alle opere di ricostruzione. Consapevole di essere il cervello del Piemonte e degli 3

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