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Ma nell'animo del novizio chierico fra Valeriano da Fossano stava covando la solita crisi: si sentiva inabile a proseguire il noviziato, e pensava di presentarsi a chiedere i soliti nostri panni per andarsene al mattino con l'alba. Era già l'ora del riposo per la comunità, ma egli si fa coraggio e bussa alla porta del Maestro. « Deo gratias! », scandisce lentamente la nota voce. Fra Valeriano entra. La lucerna, sul tavolino, rompeva appena l'oscurità con guizzi traballanti. Sul saccone della lettiera stava seduto il Padre. Aveva il mantello sulle spalle, il cappuccio in testa, e le mani, incrociate sul petto, vi premevano l'estremo lembo d'una rozza coperta, che, ravvolta alla vita, lo riparava dal freddo decembrino. Il novizio cade in ginoc– chio ai piedi del Maestro, e tra lagrime e singhiozzi gli espone il suo proposito di andarsene. Per tutta risposta le mani di fra Valeriano si sentono stringere dalle mani del Padre contro la coperta. Silenzio sepolcrale! Il giovane, sfo– gate le lagrime, attende, attende pazientemente una parola di risposta; inutilmente; stupito di quel mutismo, alza il capo verso il Maestro. Il Maestro aveva la faccia ridente, estatica; gli occhi, fissi verso il cielo, brillavano come due stelle; ma lui non dava segno di vita. La sua mano pareva infocata e mi riscaldava in maniera che, per tutto quel tempo, non sentii alcun freddo, nonostante la rigida stagione (Ignazio igneo). Dopo circa un'ora e mezzo dacché stavo in ginocchio in quel misterioso silen– zio, e con le mani nella mano del padre Maestro, mi addormentai saporitamente... sino al sonar della sveglia di mezzanotte, che chiamava i frati al Mattutino. Quel tempo mi sembrò di pochi minuti. Fu risvegliato dal Maestro stesso che, al primo trillo dello sveglia– rino, balzato in piedi e resosi conto del giovane addormentato ai suoi piedi, esclamò: « Ma che fate qui, ragazzo; suvvia, andiamo a Mat– tutino! ». Dopo l'Ufficiatura notturna, fra Valeriano rientrato in cella, non poteva prender sonno. Si pose in ginocchio a riflettere allo strano prodi– gio: doppio prodigio di cui cominciava a rendersi conto: il primo del Maestro sorpreso in estasi; il ·secondo in se stesso, sorpresosi libero dalla crisi. Per essermi svanita dalla mente e dal cuore quella fierissima turbolenza, mai più sofferta in tutto il tempo della mia vita 11 • 105
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