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Cuore di madre È commovente udire, dopo un quarantennio dai fatti, i pochi disce– poli superstiti accendersi d'ammirazione e tenerezza al ricordo dell'affet– to del loro padre Maestro. Forte come l'acciaio nel dominare se stesso, egli s'investiva della tenerezza di una mamma nel curare quei suoi :figlioli. Questa :figura ricorre più volte nelle testimonianze dei novizi. Con i suoi novizi era più affezionato che una tenera madre, tutto attenzione nel soccorrerli nei loro bisogni spirituali e temporali, di giorno e di notte 1 • Della madre, infatti, il padre Ignazio possedeva il profondo intuito e la inesauribile generosità. Non li lasciava mai soli; li studiava da vicino e da lontano, sì che, dopo pochi giorni, già ne conosceva l'indole e le inclinazioni, e così poteva applicar loro il trattamento più consono alle disposizioni di cia– scuno. Quindi alcuni si sforzava di condurli per una via più ardua, con gagliarde riprensioni e frequenti mortificazioni; altri per una via più piana, ma sempre con sì amabile gravità da farsi rispettare come un angelo. Sapeva temperare il rigore con l'affetto e la tenerezza 2 • Amore vigilante Il perfetto intuito delle anime, che rivelavasi nel Maestro, era frutto, oltreché del suo singolare discernimento degli spiriti, anche d'una inesauribile generosità nel vegliare sui suoi :figlioli. Per approfondire sempre meglio quel piccolo mondo in evoluzione che è l'animo dei giovani, egli seguiva la tattica di farsi come uno di loro: star loro insieme, mostrarsi accessibile ad ogni ora, sempre di-– sposto ad ascoltarli e a capirli nei loro facili entusiasmi, come nei loro improvvisi abbattimenti. Fin dai primi giorni ai nuovi arrivati ripeteva: « Voi sapete dov'è la cella del padre Maestro? Sappiate anche che essa è per voi aperta a tutte le ore del giorno e anche della notte » •. Difatti li ascoltava, con tanta pazienza, ad ogni richiesta, anche nelle ore più importune, come se null'altro mai avesse da fare. Eccolo, 84

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