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nelle case dei poveri, al letto degli ammalati e dei morenti, nel– l'esercizio delle beatitudini evangeliche. Un tessuto silenzioso e perseverante di azioni, che nella loro modesta apparenza, erano suggellate dall'offerta obbe– dienziale e venivano compiute con la carica imponderabile della santità, che ora viene canonicamente riconosciuta e con/ermata dalla Chiesa. Fu appunto in forza del suo fascino segreto che gli stessi confratelli del Monte per venti anni consecutivi lo preferirono come predicatore del corso di esercizi spirituali. In coincidenza con le vaste prospettive del Concilio Ecume– nico Vaticano II e in comunione con il rinnovamento degli impegni e dei metodi apostolici della gerarchia e di tutti i fedeli nel mondo contemporaneo, la beatificazione di p. Ignazio da Santhià, semplice e laborioso operaio del regno di Dio nella sua comunità e presso le singole anime, con un dialogo quoti– diano e minuto, riconferma l'attivismo dell'immagine casalinga del vangelo, che paragona ogni cristiano e più direttamente ogni religioso « a un po' di lievito che una donna prende ed impasta con tre staia di farina, fino a che non sia tutta fermentata » (Mt. XIII, 33). Questi santi senza strepito, celati da Dio nell'impasto del mondo, lo lievitano nel pane buono della loro giornata terrena, che la Chiesa distribuisce alla fame spirituale delle anime. VI P. lLARINO DA MILANO Predicatore del s. Palazzo Apostolico
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