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tolica..L'unico rimedio era quello di creare scuole cattoliche, affrontando i grandi sacrifici, soprattut– to economici, che esso esigeva. Ma valeva la pena tentare, poiché si trattava di difendere il diritto della Chiesa all'insegnamento, mentre il nemico veniva combattuto sul suo campo e con le stesse armi. A questo scopo aprl in Solsona un collegio per ragazzi e un altro per ragazze, e incoraggiò i suoi sacerdoti a fondare scuole parrocchiali. Inol– tre, provvide che si insegnasse il catechismo in ogni centro di insegnamento elementare. Il 5 mag– gio 1911 organizzò una comunione generale per i bambini di tutte le parrocchie della diocesi: i partecipanti raggiunsero il numero di quattromila, e il vescovo l'amministrò personalmente a quelli della capitale. Il fulcro della sua pedagogia era quello stesso che aveva dato per i centri educativi dei suoi Terziari e Terziarie: inculcare agli alunni, « insieme alle scienze, il principio della vera sa– pienza, che è il timor di Dio». Nella sua vita privata, il vescovo seguitò a pra– ticare una serie di devozioni portate con sè, dal convento cappuccino, come l'abito che indossava sotto le vesti pontificali: la Via Crucis, la visita al Santissimo, la recita dell'orazione « Piissima », della corona dei sette Dolori, dei dolori e dei gaudii di san Giuseppe, ecc. Ma un posto tutto partico– lare egli lo riservava alla preparazione della Santa 46
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