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Ogni suo passo èd ogni sua azione era attentamente spiata dal pubblico, ormai certo che non solo egli era chiamato al sacerdozio, ma che tendeva seriamente alla santità. Passava la maggior parte del suo tempo in chiesa immerso in uno « straordinario raccoglimento». « Sua mamma diceva che egli non voleva mangiare mai niente e voleva tutto alla buona. Non si udirono mai lagnanze su di lui, e nessuno lo potè vedere giocare una sola volta » ( 43). Sul chierico Scalvinoni a Berzo tenevano gli occhi soprattutto i Testa, i quali, appena lo seppero in sacris, lo investirono della cappel– lania. I frutti, assai cospicui per un paesino di valle, non potevano essere meglio impegnati, poichè don Giovanni, soddisfatta la retta di seminario, li convertiva in opere di bene (44). La sua condotta esemplarissima, la preghiera continua, la parola assennata, lo sguardo assente dalle cose e dalle persone, dicevano a tutti che il suo spirito era altrove, in Dio. Mons. Bonomelli, che per amicizia col parroco don Ceresetti passò diverso tempo a Berzo, assicura che fin d'allora « la parrocchia lo venerava come un essere straordinario per la sua bontà e per la sua carità, e le parrocchie vicine, che lo conoscevano, lo additavano come modello dei sacer– doti ». « Era una sola voce: è un giovane prete santo» (45). Per don Giovanni le vacanze erano il tempo della più larga libertà di spirito. In seminario le esigenze di scuola e di disciplina ostacolavano, in certo modo, il suo desiderio di preghiera e di peni– tenza. A Berzo invece non c'era che la mozione interiore ed egli vi si abbandonava ciecamente. Passava mattinate e pomeriggi interi in chiesa, intento alla preghiera, alla lettura spirituale o al lavoro. Per averlo in casa a pranzo o a cena la mamma doveva farlo chiamare. Mangiava in fretta, senza mai permettersi di manifestare il suo gusto per questo o quel cibo. Trovava sempre tutto buono e fatto bene, dichiara la cugina Margherita. E tutti potevano osservare che non si nutriva a sufficienza. Con questi metodi di vita le vacanze, anzichè fargli del bene, lo smagrivano e lo estenuavano. Al suo ritorno in città, il vicerettore don Borsa dichiarava, riassumendo l'impressione dei compagni: « Lo Scalvinoni sta meglio in seminario tutto l'anno, perchè sotto la vigi– lanza dei superiori è costretto a nutrirsi convenientemente» (46). (43) P., p. 136, 60. (44) P., p. 134, 51. (45) P., p. 149, 110. (46) P., p. 14_3, 89. -48 -
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