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ilare, dal quale .riluceva la santità dell'anima; un discorrere piace– vole, calmo; non l'ho mai veduto andare in collera, sebbene i com– pagni alcune volte abusassero della sua bontà » (28). Gli allegroni non mancano mai tra i giovani seminaristi. E un tipo come il nostro Giovanni, sereno e piacevole, quasi incapace di risentirsi, era proprio quello che ci voleva. Pieni di stima e di sincero affetto, erano spesso attorno a lui per tentarlo e disturbarlo. Essi sape– vano per esempio che Giovanni non avrebbe trasgredito le regole per tutto l'oro del mondo, specialmente il silenzio della sera in camerata. Ed eccoli in gruppo intorno a lui, che è già sotto le coperte. « Buona notte, Scalvinoni! » Giovanni chiude gli occhi e continua in silenzio le sue preghiere. Ma gli altri, cu.rvi sul letto, insistono: « Buona notte, buona notte! Non ci muoviamo di qui se non ci dài la buona notte». Gli tirano le coperte, gli scompongono i guanciali. Il povero paziente alla fine apre gli occhi, sorride e con un fil di voce mormora: « Buo– na notte». I compagni ridono soddisfatti: « Te l'abbiam fatta. Domani andrai a confessarti per queste parole in tempo di silenzio » (29). Altre volte però questi bei tipi non erano così accomodanti. Una sera, sfruttando l'assenza dell'assistente, furono tutti attorno al letto di Giovanni. Forse volevano ancora soltanto la buona notte, ma si sa come avviene in certi incontri: un'idea nasce dall'altra e nell'eu– foria del momento non si riflette: si fa. I nostri amici agguantano il materasso e lo rovesciano, gli buttano addosso guanciali, coperte, quanto veniva alla mano. -n povero Scalvinoni attese con pazienza che le operazioni avessero termine, poi lentamente, senza far rumore, si sbroglia e ne esce, rimette tutto a posto e ritorna a letto. Gli altri dalle loro brande sbirciavano e ridevano contenti (30). 7 - « Valde honorandus est beatus Joannes » Queste confidenze nascevano dalla convinzione che la sua virtù era superiore e imperturbabile. Mons. Gaggia, che volentieri pren- (28) P., p. 141, 82. Deposizione del p. A. Cottinclli. (29) « Per esempio, alla sera, quando si andava a dormire, era tempo di silenzio e la regola voleva che il chierico si recasse presto a letto. Lui era tra i primi a spogliarsi in silenzio e porsi sotto le coperte, e noi al suo letto a dargli la felice notte. Egli non rispon– deva, e quando finalmente eravamo in sette o otto intorno a lui minacciandolo di non andare a dormire se non rispondeva felice notte, a mezza voce ne dava il saluto, ed allora noi contenti si andava e si dormiva». P., p. 146, 104-05. Cf. p. 118, 2. Deposizione di mons. G. Gaggia. (30) P., p. 134, 48. -44-
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