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r· , I I , ! Cristo (13), il Verzeri saggiamente conclude: « Studio dunque, stu– dio anche di lingua ise voglion prepararsi, come conviene, all'esercizio del ministero della !parola. E' per questo che io reputo assai più in bisogno di studiar 1a lingua un ecclesiastico che un secolare, perchè il laico non ha addossato l'impegno di questo importantissimo uffi– cio del sacerdozio» i (14). Più necessaria della letteratura, ed assai più preoccupante, era la filosofia. A noi oggi è difficile immaginare il disordine ed il diso– rientamento creato idalle diverse correnti di pensiero anche nei più volenterosi professori di seminario. Non ci accorgiamo neppure che dietro alle nostre spalle stanno più che cent'anni di lavoro e di battaglia per il ritorno della filosofia scolastica. Nei primi decenni del secolo la scolastica in genere e s. Tommaso in specie godevano pochissima stima. Anche nei seminari tentava di penetrare quell'eclet- , tismo elastico ed amorfo che era sorto dall'incontro del razionalismo illuminista con le esigenze dello spirito romantico. Dai tentacoli dì questo ibridismo si sforzarono di sciogliersi tre dei maggiori pen– satori, ·che, ora più .e ora meno, si disputarono il campo e le prefe– renze: Lamennais che proponeva l'autorità come chiave sicura della verità, Rosmini con la sua teoria dell'innatismo dell'idea dell'ente, Gioberti con il suo i intuizionismo ontologico. Nel seminario i di Brescia, parecchi anni prima del cinquanta, mons. Bianchini, solo e a volte frainteso, insiste per il tomismo più puro e ispira ai sùoi discepoli stima e amore incondizionato per l'Angelo delle scuole. La famosa enciclica leoniana non fu proprio una novità per la diÒcesi di Brescia e don Giovanni Scalvinoni, curato a Cevo e a Berzo o cappuccino all'Annunciata, farebbe davvero stu– pire lo storico del inootomismo in Italia se anch'egli, come noi, fo sorprendesse accanfo all'altare con la Somma in mano (15). Ordinato era invece l'insegnamento della teologia, riportato pie– namente nella sciai della più pura tradizione ad opera ancora di (13) « Sunt qui scire' volunt eo fine tantum ut sciant et turpis curiositas est. Et sunt qui scire volunt ut sciantur ipsi, et turpis vanitas est. Et sunt qui scire volunt ut scientiam venda?,t pro pecunia et honoribus, et turpis questus est. Et sunt qui scire volunt ut aedificent, et cantas est. Et sunt qui scire volunt ut aedificentur, et prudentia est ». Super Cantica, Sermo XXXVI. Il tratto della Imitazione di Cristo è il seguente: « Numquam ad hoc legas verbum ut doctior et sapientior p9ssis videri ». Lib. III, c. XLIII, I. (14) AOB., Scritti di !Mons. Girolamo Verzeri, conferenza sulla lingua italiana. (15) MAsNovo A., Il, neotomismo in Italia - Origine e prime vicende, Milano, 1923, p. 129-72. Per l'opera svolta in questo senso da mons. Bianchini cfr. CHIARINI G., o.e., p. 37 ss.; 113-31; 187 ss.· FossATI L., o.e., ai capitoli IV, X, XIV. -89-

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