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subito attorno per complimentarlo. Nessuno dubitava del suo arrivo e ne avevano già parlato ai superiori con entusiasmo. Dopo gli esercizi spirituali incominciò l'anno scolastico. Ma pri– ma che incominciassero le lezioni, il Beato, in una conferenza, fu informato dei diversi gravi pericoli ai quali si esponeva con lo studio delle materie liçeali, specialmente letterarie e filosofiche. Contro la letteratura c'era tutta una barriera di dubbi e di sospetti che inutilmente alcuni professori progressisti tentavano di abbattere. In una sua conferenza, tenuta ai chierici quando era rettore del seminario di Bergamo, mons. Verzeri ci lasciò un'interessante docu– mentazione di questa mentalità. « Due, egli dice, sono le principali ragioni per cui alcuni sono trattenuti dal dedicarsi allo studio dell'italiana favella, cioè: 1 ° - perchè la ritengono pericolosa per la loro morale, sia dal lato del provocarli a vanità, superbia, ambizione, sia dal lato di essere incentivo a mollezza ed al vizio turpe, trovandosi l'oro di que– sta cognizione nel pantano limacciosissimo delle oscenità. 2° - un'altra ragione per cui altri vengono trattenuti o per cui al" meno sono assai freddi nello studio di questo ramo di cogni– zioni, è il ritenerla che fanno di nessuna necessità, e fors'anche dannosa al ministero della parola o tutt'al più un solo orna– mento». Mons. Verzeri non è nè per gli uni nè per gli altri e a sua giu– stificazione cita l'autorità del purista Basilio Puoti, « gran filosofo e letterato vivente, il quale dice che per lo passato avevano tutta la ragione i vescovi di non .far studiare la lingua agli allievi del san– tuario, perchè si credeva necessario studiarla sul Boccaccio, e sicco– me i costumi dev.ono essere posti innanzi alla lingua, quindi giustis– sima era la conseguenza. Ma ora che si sono stampati tanti libri di purissima lingua, così del buon secolo come de' posteriori, tutti di novellieri, ma espurgati e corretti, non so chi potrà giustificarsi anche di un sol pensiero men pur.o e men retto venutogli in capo». Si studi perciò con fine retto e sotto la guida degli insegnanti e la letteratura italiana non farà male alcuno. Essa invece insegnerà a scrivere e a parlare correttamente, suggerirà a tempo opportuno la parola esatta e incisiva e toglierà al clero l'accusa umiliante di non sapersi esprimere con grammatica e proprietà nella lingua patria. Dopo d'aver nuovamente esortato alla rettitudine d'intenzione con un bellissimo passo di s. Bernardo e un altro della Imitazione di -38-
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