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ta, eloquente espressione del suo spmto di povertà. Tutto quello che pércepiva, fosse stipendio di messe o di predicazioni ,o appan– naggio d'insegnamento, finiva nelle mani dei poveri (11). Don Tac– colini era in tutto degno del suo santo predecessore, don Verzi (12). Sotto la sua direzione il collegio ritornò ad essere, nonostante le gravi difficoltà e l'aria nuova che tirava, un ricco vivaio di vocazioni ecclesiastiche, poichè non intendeva affatto di formare solo dei dotti: egli voleva degli uomini, soprattutto dei sacerdoti. Non dubitiamo di affermare che la parte avuta da don Taccoli– ni nella formazione spirituale del Beato è fondamentale. Non ci risul– tano i modi e i limiti dei lor.o rapporti, che avvennero, al di là idi ogni possibile documentazione, nell'intimo delle confidenze reci– proche, negli incontri delle anime. Sappiamo, del resto, che in questo genere d'influenze, è soprattutto la statura morale e spirituale del– l'educatore che è significativa di operazioni profonde su l'anima del giovane. Lo Scalvinoni poteva ammirare la santità del suo rettore ogni momento: in scuola, in ricreazione, nelle pratiche di pietà, a passeggio: il suo esempio gli era sempre sotto gli occhi e lo incitava alla emulazione. Se prima aveva pensato di incamminarsi verso il sacerdozio, ora poteva constatare come si vive da sacerdote: cioè in piena dedizio– ne a Dio ed al prossimo, in povertà assoluta, in preghiera contipua, nel silenzio perenne di sè e delle proprie cose, col sorriso sul labbro. Don Taccolini sarà l'indimenticabile modello. Tra le due anime si stabilì ten presto l'incontro e l'intesa perfetta. Da una parte il giovanetto timido e silenzioso che, sotto lo stimolo di una prepotente chiamata interiore, tenta ogni mezzo per saziare la sua sete di Dio, dall'altra l'occhio vigile del rettore che si compiace an- (li) MARINONI L,, Dor;umcnti Lovcrcsi, p. 178, 130, 255 ecc. Come insegnante perce– piva L. 700 all'anno, ma era anche predicatore noto e assai richiesto, attendeva come curato alla parrocchia, ecc. (12) All'accademia tenuta in suo onore, il Marinoni faceva leggere questo sonetto: « Pel nuovo rettor Taccolini ». « Del Verzi su l'avei piangemmo assai - che fu del sommo Neri imagin vera. - Santo fu il Verzi... e non confuso mai - Va chi de' santi nella prece sp'era. - O d'i studiosi alunni eletta schiera, - Nel novello Rèttor fisa i tuoi rai; - Del Verzi la virtù schietta e sincera - In Taccolini tu brillar vedrai. - Che se ai miei detti, agli occhi tuoi non credi, - Se di sue lodi al suon, che echeggia intorno, - Più salda prova al tuo sperar mi chiedi; - Sappi che il Verzi non sl tosto al trono - Dell'Eterno sa!l, fin da quel giorno - A te col suo pregar l'ottenne in dono». Mss. c., p. 92. Altri sonetti e notizie sul Taccolini si trovano nel mss. c. del Marinoni, Conferma della stima comune è l'incarico a lui affidato dal clero e dal Comune di Lovere di tenere l'dogio · funebre di s. Vincenza Gerosa. Cfr. ScANDELLA GAETANO, Memorie intorno tilla vita di Suor Vincenza Gerosa, Brescia 1862, p. 145-46. - 21

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