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Fra i duecento giovani che pendevano dal suo labbro, a nessu– no il dotto professore disse tanto come a Giovannino. Quelle parole scesero nel suo cuore e diventarono la via della sua vita. Come ogni forma di santità, anche la sua doveva essere il risultato della dona– zione piena della sua volontà alla volontà di Dio. Il Beato guardò la Madonna che sorrideva tra fiori e tendaggi dietro l'oratore, e sentì nel cuore la dolce conferma che il suo aiuto materno non gli sarebbe mai venuto meno. A questi programmi educativi era ispirato tutto l'insegnamen– to, specialmente letterario. Il romanticismo, che aveva rinnovata la letteratura europea e rifatta la coscienza civile d'Italia, aveva gettato invano le sue ventate sul collegio. Là dentro, come in ogni seminario, gli studi rimanevano saldamente fedeli agli autori clas– sici, con preferenza per gli scrittori del trecento. Il moto romantico, si diceva, è scomposto e arbitrario, nocivo alla disciplina della mente e della vita, mentre i classici, specialmente i trecentisti, destano l'amore per la correttezza, la purezza e la semplicità. Con questi indirizzi scolastici il nostro Giovannino fece i suoi utili incontri col Cavalca e il Passavanti, con Caterina da Siena e i Fioretti di s. Francesco, i quali, con la purezza della lingua, gli die– dero un ottimo alimento per la vita spirituale (9). 3 - Il rettore don Andrea Taccolini Ogni volta che i testi dei processi ricordano questo sacerdote usano termini altamente ammirativi: egli era un santo e un dotto (10). Quando giungeva al collegio lo Scalvinoni don Taccolini era direttore da sette anni, eletto dalla piena fiducia del Comune e dei professori per le sue doti eccezionali: gran senso pratico, intuito psicologico, distinte qualità didattiche, illibatezza di vita, nonchè una rara abilità diplomatica, necessarissima in quegli anni per man– tenere pacifici rapporti col governo austriaco. Il suo rettorato fu delicato e difficile, ma egli, sia pure con dolorose rinunce, riuscì a salvare il collegio affidatogli. Abitava una casa vicina, povera e brut- (9) Il nostro B. amerà s·empre questi candidi autori della sua fanciullezza. Quando sarà insegnante di lettere ai nostri ginnasiali dell'Annunciata egli, contrariamente al parere di alcuni colleghi, continuerà a leggere le loro opere in classe. (10) P., p. 92, 24; 104, 71; 105, 78 ecc. -20-
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