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Gli indirizzi educativi miravano a fortnare l'animo del giovane con la stima e l'esercizio della virtù. Solo in essa è possibile realiz– zare pienamente il sogno della saggezza antica. Nell'ottobre del 1852 il rettore don Andrea· Taccolini, aprendo l'anno scolastico, svolgeva agli alunni questo tetna: « Lo studio dei classici pagani non è, di per sè solo, mezzo adatto alla educazione civile, morale e religiosa della nostra gioventù » (7). Assai più utile al nostro scopo è il discorso che nell'agosto del 1857, presente il nostro Beato, tenne don Bartolomeo Zitti, profes– sore di religione. Leggendolo si ha l'impressione che l'oratore, per fare l'elogio del giovane virtuoso, si sia ispirato all'esempio dello Scalvinoni, tanto si avvicina ai principi e alla condotta della sua vita. Comunque il professore esponeva la teoria, ma Giovannino la praticava da anni. Per « condurre gli uomini alla vera sapienza e renderli per tal modo veramente utili alla società» è necessario, diceva l'oratore, che il cuore del giovane sia liberato dal vizio e la mente dall'errore. Perciò l'educatore farà in modo che « si destino in lui pensieri no– bili, idee grandi, affetti generosi; si renda suo proprio e connatu– rale un retto giudizio, un criterio esatto, l'amore alla verità, il desi– derio della vera sapienza, l'amore e l'attaccamento al bene; che la sua mente sia libera da pregiudizi, da stolte opinioni, da folli pen– samenti e nel suo cuore non trovi luogo principio di disordine ve– runo; che in una parola esso sia nobilitato non in ciò che di lui apparisce al di fuori, ma nella parte che costituisce principalmente la sua grandezza, cioè il suo essere interno e spirituale; diversamente l'uomo non può essere saggio nè operare da saggio ». Queste disposizioni fondamentali ad ogni opera formativa non sono possibili nè al pagano antico nè all'incredulo moderno, ma diventano corredo comune per chi crede e pratica il Vangelo. Rea– lizzando in sè 1~ collaborazione della grazia e della volontà il vero cristiano raggiunge la sapienza della vita, cioè la virtù. A questo punto, mentre ci offre una bella pagina su la condotta dell'uomo virtuoso, l'oratore sembra volerci dare il ritratto morale del Beato. loro tracce con tanta franchezza ed energia e acquistando in ogni senso siffattamente, da essere collocato fra i primi per condotta e profitto ». Notiamo che il Marinoni fu ins'egnante del B. al collegio. Cfr. Vita e virtù, p. 15. (7) Questo discorso fu pubblicalo a Brescia nel 1853 dall'editore Gilberti. Cfr. CrsTELLINI, o.e., p. 16, nota 3. -10 -

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