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Tutti i testimoni affermano che Giovanni fino dalla sua infanzia diede segni indubbi di santità. Il Vescovo Verzeri, avendolo visto in preghiera nella chiesa, disse che sarebbe divenuto un santo. Nè si sbagliò, poichè Giovanni sia in casa come al collegio di Lovere e al seminario di Brescia fu talmente esatto nell'esercizio delle virtù e assiduo nello studio che i superiori e i compagni ne restavano am– mirati. Consacrato sacerdote il due giugno 1867 e destinato a Cevo si diportò in modo così virtuoso che il parroco diceva d'aver ricevuto un gran regalo dai suoi superiori, che glielo avevano mandato come coadiutore. Dopo due anni gli fu affidato l'ufficio di vicerettore in seminario, ma vi rimase soltanto un anno. Mandato a Berzo e nominato coadiutore di quel parroco, lavorò assiduamente per quattro anni, con gran vantaggio della popolazione. Ma lo spirito di don Giovanni era stimolato dalla grazia divina a mete più alte, poichè il suo cuore ardeva d'amore. « L'amore di Dio, la carità, dice ancora s. Lorenzo da Brindisi, è la fonte di ogni bene. Essa vuole che, voltate le spalle a Gerico, rivolgiamo il nostro sguardo a Gerusalemme, indirizzando i nostri passi su la via della pace. Molti infatti non conoscono la via della pace. La carità vuole che si disprezzi il mondo e si desideri avidissimamente la felicità eterna» (Ivi, p. 133). E Giovanni, per raggiungere in terra la pace e l'eterna felicità in cielo, voltate le spalle al mondo, entrò nell'Ordine dei Frati Minori Cappuccini, nel quale incominciò il noviziato col nome di Innocenzo da Berzo nell'aprile del 1874. Il due maggio 1878, nel convento della ss. Annunciata di Borno, dove passò quasi tutta la sua vita religiosa, emise i voti solenni. Avendo pienamente soddisfatto il suo desiderio, si impegnò con tutta l'anima all'osservanza perfetta delle regole del suo Istituto, tanto severo. Fu obbedientissimo agli ordini dei superiori, conservò illibata come un angelo la sua purezza, amò la povertà più stretta, si diede alle più aspre penitenze, fu osservantissimo della disciplina regolare, sopportò ingiurie e calunnie con imperturbabile serenità, lasciando a Dio la cura di se stesso. Aveva di sè un concetto così basso che non solo abborriva dagli onori, ma persino dall'ombra di essi. Col– tivò ed accrebbe tutte queste virtù, così grandi e cos1 numerose, con l'amore della preghiera assidua. Vedendolo così ricco di virtù i religiosi e i parroci andavano a gara per averlo predicatore della parola di Dio e confessore, ma esercitò anche altri uffici e tutti santamente. Mentre si trovava ad Albino per predicare gli esercizi spirituali -282-

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