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v1cma chiesa parrocchiale per offrirlo alla Vergine miracolosa (7) e la sera, dopo le faccende della stalla e della casa, la povera vedova si recava al cimitero per piangere e pregare. Queste passeggiate erano l'unico svago di Giovannino. La mam– ma non poteva attendere soltanto a lui, e il bambino doveva rasse– gnarsi a starsene solo. Quando usciva nei campi Francesca lo affi– dava con timore alla suocera o a qualche vicina. A volte lo portava con sè. Lo metteva all'ombra di qualche pianta e, dormisse, stril– lasse o giocasse, essa doveva imporsi alla tenerezza del cuore e lasciarlo solo. In tal modo la sventura piombata sulla casa e la sua triste solitudine fanno di Giovannino un po' il bambino di tutti e si spiega come subito sia desta su di lui l'attenzione del paese. Ma una vita simile Francesca non seppe e non volle imporre a lungo alla sua creatura, e, suo malgrado, accolse la preghiera della madre, che glielo chiese e lo portò a Niardo (8). In casa della nonna Giovannino resterà fin verso i sette anni. Le visite domenicali della mamma accrescevano la sua solitudine e la· sua tristezza e facevano di lui un ragazzo schivo e chiuso. Forse fin d'allora, ascoltando l'ispirazione del cuore, correva in chiesa o si appartava in qualche angolo della casa per pregare. Quando le zie si accorgevano lo chiamavano e lo spingevano al gioco, assai impensierite della condotta del nipotino. Con la morte della nonna, avvenuta quand'egli aveva tre anni, Giovannino trova in esse, e sopratutto nello zio Francesco, l'unico suo rifugio. Zio Francesco divenne presto un vero papà. Il Beato avrà per lui un affetto tenero e costante, lo andrà a visitare ogni anno, sarà accanto al suo letto di morte e celebrerà per lui oltre duecento messe. Le deposizioni raccolte nel marzo 1890 ci assicurano che assai spesso lo zio Fran– cesco prendeva il nipotino in braccio e lo portava in chiesa, deside– roso di osservare il pio stupore del bambino nel guardare il taber– nacolo e le statue dei santi (8 b). Sotto la guida di quest'uomo esemplare Giovannino cresce (7) AP., c. 34, b. 6; P. GREGORIO DA BRENO, o. m. cap., « Vera Gloria», Milano 1940, p. 53. (8) APN., Registro delle famiglie, p. 630: « Passò la fanciullezza e le vacanze durante gli studi a Niardo, dove si conserva di lui piissima e santissima memoria». Cfr. AF., voi. XLVI (1925), p. 14. (8 b) Resta quindi accettabile la test.imonianza di AF., voi. XXI (1890), p. 266: « Preve– nuto dalla grazia prima che dall'uso di ragione era una commozione tutta di paradiso ve– dere il piccolo Giovanni Scalvinoni innanzi alle immagini di Maria e dei santi recitar le orazioni o lanciar fervorose giaculatorie o mandar loro colle sue manine degli affettuosi baci ». -6-
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