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In così desolata condizione l'inferma si raccomandò con la fede dei malati del Vangelo a p. Innocenzo. Incominciò una novena, e procuratasi una immagine del servo di Dio, lo pregò con tanto fervore ed insistenza che venne esaudita. Confessa la graziata che tenendo l'effige di p. Innocenzo presso di sè e serrandola al petto fortemente, gli diceva: O santo Fratino di Berzo, mi devi guarire, mi devi guarire. Prima di finire la novena si senti migliorata sensibilmente, l'ingorgo del pus alla coscia andò man mano decrescendo finchè totalmente scomparve e l'inferma, in capo a pochi mesi, si trovò per– fettamente guarita (7). Nel giugno del 1927 dal convento di Salò fra Mario da Plemo riferiva alla vicepostulazione quanto segue. « Ritornai dal servizio militare dopo la guerra con la salute fortemente scossa. Il dottore, dopo avermi avuto in cura per un anno, mi dichiarò affetto di tuber– colosi renale. Venni ricoverato all'ospedale civile di Bergamo il 20.6.1924 e quel primario confermò senz'altro la diagnosi del medico di Albino dicendomi: « Con un religioso si può parlar chiaro: lei ha la tubercolosi renale». Mi venne allora l'ispirazione di rivolgermi con devota novena al p. Innocenzo da Berzo. Compiuta questa devozione mi sentii come rinato a nuova vita. Il professore stesso come mi vide esclamò: « Lei ha fatto qualche novena». Sì, risposi, a un nostro Frate mor– to. Il professore mi aggiunse: « Si ricordi anche di me. Continui però a prendere la medicina» . L'indomani il professore volle vedere l'immagine del Frate tau– maturgo. In seguito ogni volta che mi visitava ripeteva: « E' guarito. Non ha più niente ». L'ispettore dell'ospedale, informato della guarigione prodigiosa dal prof. Minelli, volle vedermi, mi fece una visita accuratissima, constatò meravigliato la guarigione avvenuta e mi chiese lui pure di vedere l'immagine cara » (8). « Bettino Poma di Cogno, gravemente ammalato di osteite a un piede, ne subì l'operazione all'ospedale di Brescia, ma dopo l'opera– zione gli si formarono due fistole e una contrafistola. Venne dichia– rata necessaria l'amputazione del piede. Il paziente si opponeva e venne senz'altro licenziato dall'ospedale senza alcuna speranza di guarigione. A casa consultò ancora due medici e sentendo da ambe- (7) P. Innocenzo da Berzo Inferiore, 3.3.1927, p. 2. (8) P. Innocenzo da Berzo Inferiore, marzo 1928, p. 3. - 256 -

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