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 P. Innocenzo si acquetò, ricevette Gesù e si abbandonò all'ultimo suo dolcissimo amplesso. Mentre egli, immerso in Dio, non avverti– va più nulla, i frati incominciarono le preghiere dell'agonia. Pre– gavano e piangevano: egli solo era sereno, assorto, quasi trasfigurato dall'eucarestia. Quando i confratelli ebbero finite le orazioni, quasi in obbedienza al compiersi del rito, anche p. Innocenzo chiuse gli occhi e cessò di vivere. Erario le ore ventitre e minuti del tre mar– zo 1890. La sua morte commosse tutti. Era vissuto per lunghi anni in dolorose prove interiori e passava all'eternità con la placida e invi– diabile calma di un bambino; aveva ardentemente amato Gesù nel Sacramento di amore e spirava a Lui unito nell'abbraccio di una comunione serafica; non aveva mai recato disturbo ad alcuno ·e si spegneva con attorno solo alcuni confratelli, il numero appena sufficiente al rito: come se non volesse disturbare nessuno, neppure nei suoi ultìmi istanti. Visse e morì silenzioso, umile, raccolto, estra– niato dagli uomini e dal mondo, tutto e solo di Dio. Abbracciato da sorella morte egli rimase immobile, come duran– te la malattia, ma trasfigurato e bellissimo. Mons. Celestino Catta– neo, che era il suo confessore in sostituzione di p. Arsenio, appena saputo della morte, corse a vederlo. « Mi fermai a contemplarlo per una buona mezz'ora. Dico il vero: bisognava fare un atto di fede per crederlo morto, tanto il suo volto era sereno e sorridente». « Il suo corpo morto, diventò bellissimo, candido, flessibile. Era una consolazione il contemplarlo, e vi si stava a pregare con gran de– vozione » (41). Nel comporre la salma i frati ebbero modo finalmente di vedere il suo povero corpo: era uno scheletro coperto di pelle bianchissima: tutta la schiena era una sola piaga. I padri ne furono inorriditi, pen– sando al dolore che dovette patire; fra Pasquale si nascose in un an– golo e pianse dirottamente (42). Nelle prime ore del mattino. - quattro marzo - la salma fu portata in chiesa nella cappella dell'Addolorata, perchè potesse esser visitata dai religiosi e dai fedeli. Subito corse la notìzia di un feno– meno strano e inspiegabile: a distanza di oltre sei ore dal decesso il suo corpo conservava ancora un calore naturale avvertibilissimo. Si era d'inverno, in luogo freddo, il suo corpo era disfatto dal male: la (41) P., p. 485, 88; 487, 97. (42) P., p. 480, 72; 482, 77. - 247-
        
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