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puccini lombardi e il desiderio di conoscerlo e di sentirlo era vivis– simo in tutti. Domande in questo senso non dovevano proprio essere infrequenti alla nostra curia di Milano, se il p. provinciale, non ostante le precarie condizioni di salute del Beato, credette oppor– tuno di ascoltarle, ordinandogli di predicare gli esercizi. Erano so– prattutto i giovani che lo volevano, coloro che avevano avuto la grazia veramente straordinaria di iniziare la loro vita religiosa sotto la sua direzione, stimolati dall'ammirabile suo esempio. E ottennero. Il Beato ebbe infatti l'ordine di tenere i suoi corsi a Milano, ad Albino, a Bergamo e a Brescia, in quel tempo sedi dei diversi corsi di filosofi.a e di teologia. Da un suo quaderno è possibile ricostruire con esattezza l'itine– rario da lui seguito in quei giorni. La mattina del venticinque novem– bre 1889 p. Innocenzo diceva la sua ultima messa all'Annunciata; nel pomeriggio scendeva a Pian Borno dove passava la notte e celebrava la mattina seguente. Per mezzogiorno si trovava al convento di Lo– vere, ancora tra i suoi cari novizi. Il p. guardiano, con tono e termini oramai d'uso all'indirizzo del Beato, disse ai novizi: « Non baciate le mani a quel santone, baciategli i piedi». P. Innocenzo spaventato si trasse indietro, nascondendo le mani nelle maniche dell'abito e chinandosi per coprire con la tonaca i piedi. E fu salvo dell'omag– gio (14). La mattina del ventisette celebrò nella nostra chiesetta di Lovere e parti per Milano, dove giunse nel tardo pomeriggio. La sera del primo dicembre dava inizio alla sua predicazione e la concludeva il mattino dell'Immacolata (15). Di questo primo corso di esercizi abbiamo diverse memorie oltre quella fissata da p. Gregorio. Accen– nando all'impressione creata nei religiosi questo padre dice: « Lo stesso p. Cipriano - il provinciale - dichiarò di sentirsi molto com– punto dalle parole apostoliche del p. Innocenzo ». Parlando dell'ul– timo fine del religioso, il Beato scolpì il suo pensiero in questi precisi termini: « Il raggiungimento del fine per cui siamo creati è un affare tutto nostro proprio! nostro proprio, capite fratelli?». Parlando della perfezione affermò: « La pietra fondamentale della perfezione reli– giosa è Gesù Cristo. Fuori di questo fondamento si costruisce sul- 1' arena mobile e si preparano rovine» (16). (14) La notizia ci è stata comunicata dal m.r.p. Donato da Ma!vaglio, che nel 1889 si trovava appunto a Lovere come novizio. (15) P. V. BoNARI, o.f.m. cap., o.e., p. 534. (16) P. GREGORIO DA BRENO, o.f.m. cap., o.e., p. 93-94. Cfr. P., p. 449, 67. - 237 -

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