BCCCAP00000000000000000000771
un angelo non poteva esser penetrato da maggior riverenza e d'amo– re verso Gesù sacramentato » (29). Nonostante la lunghezza, ricordata un po' da tutti i testi, la sua messa era tale che attirava un gran numero di persone ad ascol– tarla (30), e tra i novizi e gli studenti si andava a gara per potergliela servire. Dalla elevazione alla comunione «pareva estatico», rapito. Egli stesso aveva pregato l'inserviente a tirargli la pianeta quando « an– dava per le lunghe», ma tutto fu inutile: dopo « due o tre volte» fra Felice lo lasciò stare. Avendo egli chiesto un giorno ai novizi che gli dicessero i suoi difetti, essi pronti gli risposero: è un po' lungo nel dire la messa. Il Beato tacque e poi scuotendo il capo disse testualmente: «Di questo non posso emendarmi». Non era infatti nelle sue possibilità (31). Un confratello, un po' più insistente degli altri ma che aveva il torto di affrettare la celebrazione, si ebbe dal p. Innocenzo una rispo– sta a tono: «Senta, Padre, faremo così: io abbrevierò d'un poco la mia e lei prolungherà la sua messa d'altrettanto e cosi andremo d'ac– cordo » (32). Ci piace concludere con la deposizione di un confratello che fu suo superiore all'Annunciata. « P. Innocenzo era così attratto verso l'augusto Sacramento che non poteva rimanerne lontano: anche nelle ore di ricreazione egli ben tosto si sottraeva per recarsi presso il suo Amore divino. Vedendo che da tanta occupazione la sua natura ne risentiva danno, lo si esortava a prendersi qualche sollievo: poi si riconosceva che il suo attraimento verso Gesù lo vinceva sempre. Celebrava come un santo. Ben si sforzava di stare alle nostre racco– mandazioni per una maggior brevità, ma poco vi riusciva. Io non so se definire per estasi il rapimento in cui passava il tempo durante la messa. Anche i fedeli, che lo stimavano ed amavano qual santo, ascoltavano volentieri la sua messa, benchè un po' lunga. Le sue visite al ss. Sacramento erano perenni » (33). (29) P., p. 136, 63; 220, 59. (30) P., p. 215, 37; 226, 87. (31) P., p. 213, 24. Cfr. 61, 52; 209, 6; 244, 164. (32) P., p. 209, 6. Chi conosce lo spirito del nostro B. e sa chi era p. Aurelio da Pieve Delmona, relatore di questa espressione, non riesc·e ad accettare l'idea che p. Inno– cenzo fosse così caustico. Cfr. P. METODIO DA NEMBRO, O.F.M. Cap., I Fioretti di P. Aurelio. Soresina 1948. (33) P., p. 216, 42: deposizione di p. Candido da Pieve d'Olmi. Una splendida con– ferma è nella predica sul ss. Sacramento. Dalla eucarestia, egli dice, tutti attingono in abbon– danza: « la Chiesa militante il sacrificio che la onora, i martiri il pane che li fortifica, -224-
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy NDA3MTIz