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vatore è al centro, ammantato del suo sangue vivo, mentre dintorno si dispongono le corone degli eletti, da lui rimirati con occhio di arcana compiacenza. Nel Cuore però, come sacre colombe amtnesse alle più intime dolcezze, stanno le anime vergini che a lui consa– crarono la vita nell'orante silenzio dei monasteri (28). Il Beato invi- . diava quelle anime privilegiate, ma godeva della loro felicità, so– prattutto era contento della compiacenza del suo Gesù. Avesse po– tuto anche lui essere una di loro, una di quelle che formano le com– piacenze del Cuore divino! I suoi contemporanei e i suoi confratelli avvertirono appena qualche cosa di questa vita arcana. Sapevano tutti che p. Inno– cenzo pregava sempre, ma nessuno sapeva come pregava. A volte l'ardore interno gli trasfigurava il volto e allora i presenti ne resta– vano rapiti. « Abitualmente penetrato dalla presenza di Dio, dice p. Angelico da Vico di Fassa, non solo in chiesa ma in qualunque luogo o circostanza lo si osservasse, si vedeva che era unitissimo a Dio e tutto fervore. Una volta, osservandolo in refettorio, restai così colpito del suo volto trasfigurato dalla pietà, che disse fra me: se un pittore dovesse rappresentare la faccia divina di Gesù nel– l'ultima Cena, ci vorrebbe qui a riprodurre la faccia di p. Inno– cenzo. Non ricordo aver mai visto una persona o immagine che ispiri tanta devozione quanto il servo di Dio » (29). Quello che stupiva in lui era proprio questo splendore costante, questa specie di trasfigurazione del volto nelle più ordinarie azioni, come il mangiare e il conversare. Dinnanzi a tanto fervore, confratelli e novizi, forse anche i giovani studenti facili all'entusiasmo e all'imitazione, provarono al– cune volte a misurarsi con lui nella mortificazione e nel raccogli– mento, nella prontezza ed esattezza della regolarità conventuale, ma dovettero presto confessare che nessuno avrebbe potuto raggiungere la sua perfezione nel servizio di Dio (30). Negli ultimi anni della sua vita, questa dolcissima unione era così forte e profonda che gli era impossibile staccare il pensiero dal Signore. La sua costanza generosa nel chiedere l'unione c~nsumante fioriva alla fine in una ineffabile necessità. Quello che aveva letto con stupore e invidia del ·santo della sua giovinezza, s. Luigi, s1 ripeteva in lui per virtù dello stesso amore divino (31). (28) I, ivi. (29) P., p. 247, 177. Cfr. p. 177, 20; 179, 29; 183, 42; 227, 91 ecc. (30) P., p. 272, 12. (31) P., p. 290, 96: « Era fisso ed assorto in Dio e credo che facesse gran forza, - 211

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