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praticate per tutta la vita; il Beato ·svela un aspetto eroico della sua virtù. Tutti sappiamo quanto fosse grande ·per lui l'attrazione del tabernacolo, ma non ci è mai dato di sorprenderlo a pregare quando è ·atteso al confessionale. A Breno, appena finita la mèssa, si era inginocchiato in coro per il ringraziamento, quando il par– roco gli fa dire che in chiesa le donne lo aspettano per la con– fessione. Tutto immerso nel suo Dio, egli si alza, passa davanti all'altare, scende i gradini del presbiterio, cammina attraverso due foltissime ale di popolo che lo segue con lo sguardo, stupito allo spettacolo di così profonda pietà (40). 6 - Coerenza: virtù dei santi L'attuazione costante e generosa dei principi professati è una virtù rara tra gli uomini comuni, ma per i santi è inconcepibile una vita incoerente. Essi hanno orrore dell'ipocrisia, soprattutto di quella che si svolge nel segreto della coscienza, sotto gli occhi di Dio. P. Innocenzo non si limitò a scrivere nel diario questi grandi principi di carità fraterna, ma si impegnò con tutte le forze ad attuarli, anche se gli costavano sacrificio. « La sua carità per il prossimo era senza limiti: avrebbe dato anche la vita. Per le anime ebbe zelo veramente apostolico». Così afferma un testimone diretto e, con parole più o meno uguali, tutti ripetono la stessa affermazione quando accennano alla carità che il Beato nutriva per le anime. Questo spirito si manifestava soprattutto in occasione di missioni e nelle grandi solennità liturgiche. In quei giorni l'afflusso al suo confessionale era costante ed egli vi stava dalla mattina alla sera, senza mai uscirne (41). Tutti volevano confessarsi (40) Questo « decalogo della carità » è tolto dalla nota opera del p. Alfonso Rodriguez. Il B. aggiunge qua e là alcuni passi della s. Scrittura e dei ss. Padri. Il fatto avvenuto a Breno ci fu raccontato dall"arciprete di Berzo, don Gb. Giacomelli, che era presente alla scena. (41) P., p. 309, 48. Per dire della bontl>. e della pazienza con la quale accoglieva i penitenti riportiamo la seguente deposizione: « Quando si sapeva che vi era p. Inno– cenzo in chiesa, tutti volevano confessarsi da lui. La sua pazienza nell'esercizio del mi– nistero fu . veramente straordinaria: io non conobbi altro sacerdote cosl longanime e cari– tatevole nell'accogliere in confessione e sopportare le noie quanto p. Innocenzo. Io purtroppo gli feci esercitare tali virtù per ben dieci o dodici anni. Egli diceva che erano scrupoli i miei, ma io ero così dura di testa, per quanto persuasa dell'autorità e della saggezza di p. Innocenzo, che stentavo ad arrendermi e qualche volta lo trattenni anche più di un'ora al confessionale, e persino due volte al giorno per una volta o due. Egli non mostrò mai con qu·esta mia zucca la minima impazienza. Ora, ripensandoci, riconosco che avrebbe dovuto -194-
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