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Per mantenere questa virtù, oltre la mormorazione si devono evitare in ogni modo la contesa e lo spirito di contraddizione, poichè questi, osserva il Beato, anche se si ha l'intenzione di soste– nere una verità, « scindono la carità, danno mal esempio e fanno perdere la reputazione » (38). Il settimo precetto riguarda l'uso delle parole, che non offen– deranno mai la carità se saranno umili e rifletteremo, nel dirle, all'effetto che farebbero su di noi se fossero rivolte a noi stessi. Tuttavia, per quanto ci si ·impegni, a volte, contro ogni nostra intenzione, ci capiterà qualche rottura col fratello. In tal caso « de– vesi procurare, dice il Beato, che il sole non tramonti senza do– mandarsi perdono, anzi ciascuno deve in questo procurare di pre– venire l'altro». Per poter compiere un atto simile, che costa tanto alla nostra natura, è indispensabile un minimo di umiltà. « Sola humilitas est lex et reparatio caritatis ». Umiltà occorre soprattutto per trattenere i nervi dallo scatto quando siamo offesi. « Che se a caso alcuno uscisse in parole offensive, raccomanda p. Innocen– zo, non deve essere anche l'altro così imprudente e di così poca virtù da scomporsi e ribatterle con altre ingiurie e parlar alto e così far diventare qualche cosa quello che trascurato sarebbe un niente » (39). Il decimo precetto si riferisce alle amicizie particolari, presen– tate come « ingiurie alla carità universale, fondate sul senso ed origine di circoli e di divisioni». Su questa virtù il Beato ritorna assai di frequente nei suoi scritti. Tutto gli dà motivo di richiamare e spingere se stesso e i suoi ascoltatori al più puro e generoso amore verso il prossimo, ma due sono i motivi più ricorrenti: il crocifisso e il tabernacolo. La croce gli dice che non è ancora degno seguace di Gesù se non si è messo su la croce per il suo fratello, e il tabernacolo gli con– ferma che deve sapersi consumare per lui. Nulla perciò deve essere preferito alla carità: neppure la devozione, neppure il ringrazia– mento della messa. Quando i fratelli ci aspettano, è Gesù che in loro attende ed ha bisogno di noi. Allora il nostro posto non è davanti a lui in preghiera, ma coi fratelli: per ascoltarli e conso– larli, per benedirli e per farli ritornare alla grazia. Con queste norme, chiaramente date a se stesso e severamente (38) II, p. 39. (39) II, ivi. 1:1 - Beato lnµoçenzo - 193 -

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