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Signore. « Il suo volto sempre sorridente dava a vedere, dice un teste, la pace che il suo spirito provava in Dio e la perfetta speranza in cui riposava, per quanto si dichiarasse il più gran peccatore del mondo. Anche a me ebbe a dire più volte: Pregate per me che sono il più miserabile peccatore » (10). Un giorno su la strada che porta all'Annunciata, Francesco Fiora, mentre sta parlando con un malghese della Valtellina, vede salire il Beato. « Quel frate, disse il Fiora, è il p. Innocenzo». Il forestiero ebbe un sussulto di gioia: anche nei suoi paesi se ne parlava tanto ed era desiderosissimo di vederlo. Sospese immediatamente la conversa– zione e corse incontro al padre, si gettò ai suoi piedi e gli si racco– mandò dicendo: « Pregate per me che sono un povero peccatore. Mi dia la sua benedizione ». Il Beato, quasi smarrito, chino su di lui, lo prese per un braccio e lo fece alzare. « Su su, disse, io sono più pecca– tore di voi». Non era possibile, ma per lui non c'era nulla di più vero (11). Il titolo infatti che si dava con maggior frequenza era appunto questo di « povero peccatore», ma ne aveva molti altri, quasi una fioritura, che si applicava senza parsimonia e ipocrisia, come « stupido e ignorante», «miserabile», « essere inutile», « un povero rifiu– to» (12). Non era possibile fargli accettare un omaggio. Era il giorno del suo onomastico e gli studenti, come vogliono le nostre costumanze, si recarono alla sua cella con un mazzo di fiori e poesie. Ma p. Inno– cenzo protestava di non voler niente, di non meritare affatto tutti que– gli onori. Mentre il Beato, tra il disappunto e l'ammirazione dei gio– vani, stava insistendo nel suo rifiuto, passò davanti alla cella p. Euse– bio: si ferma, ascolta, comprende a volo di che cosa si tratta, entra e con quattro parole come le sapeva dir lui, aggiusta tutto. I fiori vengono accettati, anzi graditi, e gli studenti restano soddisfatti (13). Una buona donna desiderava dal Beato un ricordo, una meda– glia per esempio, ma che fosse benedetta da lui, per conservarla come (10) P., p. 263, 41: deposizione di Lodovico Scalvinoni, parente e concittadino del B. (11) P., p. 444, 45. Anche il serafico Padre era convinto di essere, non ostante la sua santità, il più gran peccatore. Ai frati che se ne meravigliavano, timorosi che egli non dicesse una bugia, s. Francesco rispondeva spiegando che se Dio avesse fatto al più gran peccatore le grazie ,che aveva fatte a lui, questi avrebbe corrisposto con maggior generosità. In questo senso deve essere intesa l'espressione e la convinzione del nostro B. (12) P., p. 437, 16; 439, 27; 442, 28; 444, 46; 452, 74 ecc. (13) P. Gregorio da Breno completa in Vera Gloria le sue memorie di quel giorno, in parte ricordate ai P., p. 436, 15. Cfr. p. 72. ·- 185
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